Paola – L’area dove c’è mercato, è ancora buona per vendere cibo?

La riasfaltatura di certe strade paolane è stata un’opera molto gradita. La posa del nuovo tracciato catramoso è stata preceduta dalla raschiatura del fondo precedente, che è stato dapprima accumulato e poi “sparso” sull’area spianata sotto l’Agip. Ovviamente, nell’ottica amministrativa degli attuali gestori del S. Agostino, quel “fresato” (termine col quale si connota il conglomerato bituminoso risultante dalla raschiatura del fondo stradale) sarà stato probabilmente considerato alla luce del più recente pronunciamento della cassazione. Tuttavia i richiami normativi che specificano la “non pericolosità” del materiale in questione, sono tali e tanti che le disposizioni da rispettare per definirlo un “sottoprodotto” (e quindi non un “rifiuto speciale”) rischiano di incidere sulle possibilità d’utilizzo del luogo su cui è spalmato. Nello specifico, il testo della norma che legifera l’idoneità del fresato d’asfalto è questo: «È un sottoprodotto e non un rifiuto […] qualsiasi sostanza od oggetto che soddisfa tutte le seguenti condizioni: a) la sostanza o l’oggetto è originato da un processo di produzione, di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto; b) è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi; c) la sostanza o l’oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale; d) l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana».

Tuttavia, dato che sull’area in questione viene spesso allestito un mercato destinato alla vendita di generi alimentari, ciò che sarebbe opportuno conoscere è il dato relativo alla eventuale “certezza” riguardo l’impatto sulla salute. Siccome nel fresato potrebbero persistere idrocarburi policiclici aromatici (IPA), idrogeno solforato, oli lubrificanti e polveri proprie dell’asfalto, i rischi per la salute che potrebbero essere connessi all’esposizione di generi alimentari su un siffatto “terreno”, dovrebbero indurre all’attenzione. Secondo l’Università Federico II di Napoli, i soli IPA «sono assorbiti dall’organismo per via respiratoria e cutanea; provocano irritazioni a livello di mucose e congiuntive; possono avere effetti mutageni e cancerogeni. In particolare, secondo la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ndr): alcuni di essi sono classificabili nel gruppo 1 (cancerogeni certi per l’uomo); altri sono classificabili nel gruppo 2 A (probabili cancerogeni); altri ancora sono classificabili nel gruppo 2 B (possibili cancerogeni); i principali organi bersaglio risultano: polmoni, vescica, pelle e tratto laringo-faringeo. Inoltre, possono causare leucemie. […] Le polveri possono provocare irritazioni delle congiuntive e delle mucose in generale, con conseguenze a carico dell’apparato respiratorio (tosse, problemi di respirazione ecc.)».

Se l’area non fosse destinata alla vendita di cibo, il problema non si porrebbe, ma con il caldo incalzante e la probabile siccità del clima, la possibilità di vapori e polveri è tale da dover indurre perlomeno un intervento funzionale ad impedirne la formazione (tipo un’immediata asfaltatura).

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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