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Il concetto è sempre quello ribadito nel corso degli ultimi tempi e la problematica è talmente seria che, ancora una volta, per discuterne s’è fatto avanti il vicepresidente nazionale del sindacato dei medici italiani (Smi), Cosmo De Matteis. «Il Nucleo di Cure Primarie, a Paola, è costretto a chiudere. Di questo passo – ha detto lo stimato camice bianco paolano – la regressione appare inarrestabile e tutte le conseguenze che abbiamo immaginato inizieranno a prendere corpo». Con la volontà burocratica che ha ormai soverchiato l’indirizzo politico e contrattuale – basato sulla permanenza dei nuclei attuali e sviluppato per favorirne l’apertura di nuovi – pare proprio che, dal 4 Aprile, il presidio di Via Nazionale a Paola, sia destinato a spegnersi (nonostante già vociferate ipotesi di “riapertura” successiva con regole d’ingaggio diverse e, soprattutto, tendenti ad almeno un ribasso). Ciò vuol dire che un servizio rivelatosi gradito ed essenziale per la collettività, difeso a spada tratta dal consigliere regionale Giuseppe Aieta, sarà smorzato per ripristinare un collegamento diretto tra la popolazione dei pazienti e le unità ospedaliere. Basti pensare a quanti “codici bianchi” sono stati smaltiti dal Ncp e che ora, invece, andranno senz’altro ad intasare i Pronto Soccorso degli ospedali. Ma se non si vuole pensare all’utenza, ormai avvezza all’impoverimento selettivo dell’idea di benessere, si pensi quantomeno alle professionalità che – smettendo di essere impiegate – andranno a deperirsi. Si pensi al personale non medico, tutti ragazzi che – diversamente dai dottori che compongono il Nucleo – non avranno più garantita la certezza di un’occupazione stabile. Eppure hanno dimostrato il loro valore, fornendo prestazioni all’altezza delle aspettative dell’utenza. Ma l’Asp cosentina ragiona secondo suoi crismi, sicuramente diversi da quelli usati dalla stessa azienda nel catanzarese, dove s’è fatto di tutto per preservare gli Ncp da ogni sorta di penalizzazione.
