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La vivace modalità di gestione della comunicazione, ormai sfumata nei confini istituzionali e personali del mezzo internet, ha generato una reazione a catena che è rimasta impressa tra le maglie della “rete”.
Ad iniziare la sequenza sono stati i politici che attualmente dirigono il comune di Paola, con il sindaco che – immediatamente dopo la mancata visita del mantello alla spiaggia – ha scritto su un social network: «San Francesco è di tutti»; frase apparentemente banale che però, contestualizzata nel clima da esacerbamento degli animi, è suonata come un’accusa rivolta a chi – presumibile obiettivo di biasimo – ha dato l’impressione d’aver esercitato un diritto di prelazione sull’organizzazione delle processioni dedicate al Santo. Immediatamente dopo il primo cittadino, il suo subalterno esecutivo – il vicesindaco Francesco Sbano – è entrato nello specifico e con un intervento ha riversato sui Minimi la responsabilità del mancato appuntamento che – comunque – non era previsto per la giornata del tre, in quanto il cambio di programma era stato annunciato per tempo.
Essendo entrambi punte di vertice dell’istituzione comunale cittadina, gli interventi “esemplari” degli amministratori hanno sciolto la lingua di molti utenti, che hanno successivamente espresso concetti poco lusinghieri nei confronti dei frati minimi e della Chiesa in generale.
Sul fronte “difensivo” si è invece schierato il socialista ed ex consigliere comunale Ivan Ollio, che sulla sua bacheca virtuale ha scritto: «Esprimo solidarietà ai padri minimi per l’insensibilità dimostrata da parte di alcuni paolani “amministratori”, incapaci di tacere, ed accettare e capire chi prende decisioni anche impopolari. Per chi non lo sapesse i padri minimi sono i primi custodi della nostra storia, della storia fatta da San Francesco, dando lustro nei secoli alla nostra cittadina. #iostoconipadriminimi».
Un botta e risposta che si spera di veder presto concluso.
