il cuore del marsili

Il Cuore del Marsili – Realtà non è “come” appare. Eppure appare

Fai del male? Guardati

Fai del bene? Scordalo

Qualche giorno fa ho trascorso un intero pomeriggio in compagnia di un ozioso, svogliato, indolente, pelandrone.

Andrea, a guardarlo nella sua quotidianità, sembra un tipo apatico, serio nella sua divisa, puntuale nonostante i chilometri che divora con la macchina ogni mattina, puntiglioso nei suoi ragionamenti, mai di parte in una disputa poiché cerca solo la mediazione e la conclusione pacifica. Potrebbe essere accusato addirittura di appoggiare “il carnefice” piuttosto che aiutare “la vittima”, tanto usa l’empatia prima di agire… per questo talvolta è giudicato anche urticante, al punto che spesso i due litiganti fanno pace solo per non sentirlo più!. Ogni anno non transige sulle ferie estive, le pretende nel periodo che dice lui, senza ascoltare richieste o suppliche altrui; è riuscito a prendere sempre le ferie nel periodo di ferragosto.

E così, parlando parlando…colpo di scena: non è l’ignavo descrittomi da chi non lo conosce, ma…giudicate voi!

La sua famiglia non conosce viaggi rilassanti o avventurosi, spiagge esotiche o risvegli a mezzogiorno. Lui è semplicemente una di quelle rarissime persone che senza spiattellarlo ai quattro venti fa delle sue vacanze estive… badate bene… un momento di volontariato gratuito, in un’associazione non riconosciuta; quindi per i maliziosi, non fa curriculum. I membri della sua famiglia non vengono ricattati per accompagnarlo, anzi, la moglie Francesca è anch’essa volontaria, hanno iniziato insieme nel 1996, e la seconda figlia, ha partecipato al suo primo campo estivo di condivisione quando ancora era nel grembo della mamma.

Andrea svolge il suo servizio di volontariato in una struttura per ragazzi disabili da quasi vent’anni tanto che alcuni ragazzi presenti allora sono ormai uomini, ma per lui sono sempre “i ragazzi del centro”. Si occupa da alcuni anni di Giuseppe un “ragazzo” di 55 anni, 4 più di lui, che soffriva di frequenti, inaspettate ma brevi crisi epilettiche tanto che, bastava, qualche secondo di distrazione per causare una sua caduta. L’attenzione quindi doveva essere massima, continua e snervante. Andrea lo definiva “l’uomo dai tempi prolungati, unico e inimitabile che tutto ascolta facendo sembrare il contrario, l’instancabile ballerino capace di vincere in durata una gara di ballo”. Con Giuseppe s’instaurò subito un bel rapporto di amicizia, passeggiavano insieme sottobraccio oppure con una mano sulla spalla di Giuseppe abbinando l’utile al dilettevole. Ad Andrea piaceva prenderlo in giro per la sua patologica smemoratezza, che Giuseppe non ammetteva chiedendo tempo per ricordarsi di un nome o di una canzone ma attentissimo ad ascoltare qualsiasi indizio come una sola iniziale di un nome o qualche parola della canzone, indizi spesso falsi, suggeriti per indurlo a sbagliare. Crudelmente divertito, mi raccontava una volta che, durante un campo a Longobardi, il mare era mosso e purtroppo, con tutta l’attenzione che Andrea gli dedicava e anche se equipaggiato di giubbetto di salvataggio, fu travolto da un’onda che gli fece bere, come Giuseppe stesso raccontava, “tutta l’acqua del mare”. Fu per Andrea lunghissimo attimo di paura, soprattutto perché Giuseppe per alcuni secondi non riusciva a prendere fiato, ma quando lo faceva, invece di acqua, dalla sua bocca uscivano bestemmie irripetibili. Ma per Andrea, Giuseppe era il suo Giuseppe e nessuno doveva permettersi di dirgli niente. Giuseppe oggi non frequenta più il centro a causa dell’aggravarsi della sua malattia e lascia un vuoto difficile da colmare, perché la felicità di Giuseppe quando arrivava al centro si leggeva negli occhi.

Oggi come ieri, Andrea cerca solo di farli divertire, di facendoli sentire importanti, trattandoli esattamente come tutti gli altri, parlando di donne, discutendo di problemi personali o di famiglia, perché tutti hanno bisogno di relazionarsi e perché no, anche essere presi in giro come si fa tra amici.

Questo è ciò che è venuto fuori da una chiacchierata fatta, frenando i pregiudizi.

Allora, che ne dite?

Noi siamo giunti alla conclusione che anche per fare del bene bisogna essere ostinati*.

Buone vacanze a tutti.

 

*Esattamente come ha scritto un noto giornalista, in uno dei tanti libri pubblicati.

OMega

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