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Paola: Crisi Corso Roma, l’amministrazione accusa il “caro fitti”

Da qualche giorno, sul social network più utilizzato della città, sta registrandosi un’intensa attività “istituzionale” volta alla propagazione di notizie inerenti le iniziative dell’amministrazione comunale. Come se a Paola fosse già iniziata una sorta di campagna elettorale trasversale, fatta di continui bombardamenti informazionali, ogni minimo accenno di “ordinaria amministrazione” viene proposto come fosse un fatto eccezionale. A ben guardare, tutti i pompaggi di notizie veicolate come “conquiste” da recepire con gratitudine, pescano da un bacino lautamente riempito dai contribuenti cittadini, fatto di soldi pubblici che “devono” essere spesi in quei settori e che sarebbero potuti bastare a dare soddisfazione già dagli anni scorsi.

Ma siccome a Paola la realtà è divenuta un ente relativo (si ricordi l’esempio della bufala “teatrale e semovente” di sabato sera) occorre fare attenzione e diffidare dalle apparenze.

Una recentissima “campagna” ha riguardato i problemi dell’isola pedonale di Corso Roma, viale cittadino caratterizzato dalla scomparsa di molte attività che dal 2012 (anno d’insediamento di Ferrari) hanno chiuso i battenti o si sono trasferite altrove. A parere del loquace amministratore, il commercio in quella zona è condizionato non dalla penuria di parcheggi e da altri disservizi insiti in un’opera ancora “incompleta”, bensì dalla comminazione di pesanti canoni d’affitto stabiliti dai privati.

Tuttavia, valutando la comunicazione allo spettro delle iniziative amministrative volte alla diminuzione della pressione locatoria, viene fuori un quadro d’altro segno. Non solo perché i “disgraziati” in possesso di un locale commerciale privo di inquilino, sono “puniti” con la massima aliquota “Imu” imposta dalle parti del comune (il ché indurrebbe chiunque a voler recuperare sul primo affittuario a disposizione), ma soprattutto perché laddove si è intervenuti a favorire qualcuno, è emerso un criterio ambiguo. Si consideri, ad esempio, quanto accaduto con i due vani sottostanti l’ex palazzo di città, banditi dal comune per un canone “annuale” da 1.400 e 1.500 euro, assegnati a due attività che per via della loro “prossima apertura” si gioveranno persino degli sgravi previsti in questi casi dall’amministrazione. Il tutto in barba ai vicini più attigui (si pensi che un laboratorio panificatore che commercia anche in caffè, a due passi da questi posti, paga quasi la stessa cifra per un solo mese) oppure a quegli altri che, per il solo fatto di avere bisogno di uno spazio capiente per preservare i propri – economici – articoli, debbano pagare una Tari di quasi 2mila e 500euro.

Forse dare colpa ai privati, scrollandosi le spalle dalle responsabilità, pare un vezzo “esclusivo” di chi – disperato e crudo – cerca un posto al sole per le prossime elezioni.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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