giornalisti d'azione

“L’eccezionalità normale della Calabria”, pensiero opinabile sull’attualità

In una terra condizionata dall’instabilità di un “sistema di riferimento”, dove le istituzioni faticano a rappresentarsi come “presidi” dello Stato, la normalità diventa un’idea così eccezionale da assurgere ai livelli di notizia e, viceversa, l’eccezionalità è così abituale da essere considerata un fatto normale.

Perché in Calabria, inizialmente, le cose girano a questo modo.

In Calabria, oggigiorno, non desta immediato scalpore l’offesa che un vicesindaco indirizza ad un giornalista che racconta i fatti per come li vede, non indigna la consapevolezza di sapere una gran parte del popolo sotto il giogo della ‘ndrangheta e non commuove la disperazione di un imprenditore stroncato dalle condizioni “ambientali” di un mare, o una montagna, sempre in discussione.  In Calabria, è normale pensare che, non parlando di un problema, lo si possa in qualche modo annichilire.  Nel “fanalino di coda” dell’Europa per reddito pro capite, è un’abitudine rimandare a domani ciò che potrebbe essere discusso oggi. In questa Regione, la carota penzolante dinnanzi agli occhi del cavallo è una realtà, è un “domani” che s’allontana di un passo ad ogni passo compiuto per raggiungerlo. Perché i problemi su cui generalmente si tace, in Calabria non saranno mai più “parlati”. Entreranno silenziosi in un cuscino su cui lo stemma della tradizione è ormai sfiorito, perché finanche il folklore, in Calabria, è entrato in crisi d’identità.

Eppure, tutte quelle sommariamente descritte, sono situazioni “eccezionali”, che dovrebbero rappresentare una casualità incidentalmente opposta alla regola di riferimento. Perché dovrebbero essere “casi isolati”, sui quali è possibile intervenire chirurgicamente. Invece no, in Calabria è normale che ci sia contrapposizione “maleducata” tra politica e stampa, che non ci sia una barriera tra il popolo ed il cancro che lo opprime e che non sussista un margine di intervento per bonificare il territorio e renderlo appetibile alle esigenze di un’economia che, altrimenti, non gira.

Per cui è davvero “eccezionale” prendere atto di una reazione “normale”, per un avvenimento che nella sua dinamica dovrebbe rappresentare il “pane quotidiano” con cui dovrebbe nutrirsi ognuno che volesse sentirsi “cittadino”, “contribuente” o “imprenditore” calabrese. È successo che qualcuno ha iniziato a rompere il velo del silenzio “dannoso”, scendendo in prima persona e mettendoci la faccia, perché stanco di pensarla in maniera gattopardesca, che per cambiare sia necessario farlo “in toto” (d’altronde la frase di Tomasi di Lampedusa è “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”).

Per cui sono iniziate una serie di eccezionali reazioni “spontanee” e singolari. Non un “tutto” in cambiamento ma una sua parte, che piano piano sta iniziando a coinvolgere “tutti”.

Una parte della politica ed un cospicuo gruppo di giornalisti calabresi hanno preso posizione, rispetto agli attacchi gratuiti rivolti alle persone che raccontano per lavorare, difendendo colleghi vessati da un vicesindaco poco disposto ad ammettere il fallimento di un progetto politico, o messi all’indice per aver raccontato la brutalità di una comunità chiusa a riccio per ignorare gli aguzzini dello stupro “perpetuo” su una minorenne. È stato “eccezionale” vedere in moto l’operazione “Frontiera” o l’inchiesta “Mammasantissima”, che hanno messo a nudo i piedi d’argilla di un gigante che, nonostante la sua essenza melmosa, in Calabria  si ritiene “immanente”. In questa regione è “eccezionale” la protesta di un imprenditore del comparto turistico balneare, arrivato finanche ad occupare – da solo – i binari di una ferrovia, pur di attirare l’attenzione sulle condizioni del litorale da cui dovrebbe ricavare il sostentamento della sua famiglia e l’orgoglio da mostrare ai turisti villeggianti.

Sono “casi isolati” ma da non isolare, bensì da condividere e stendere su tutto il “velo pietoso” che avvolge questa realtà. Perché sotto c’è ancora tanto altro. Ci sono giornalisti sotto scorta per “questioni” molto più importanti dell’insulto di un vicesindaco o dell’invettiva di un parroco, ci sono cittadini che vivono nel timore della rottura di un “coprifuoco” tra cosche rivali o tra consorterie del malaffare e apparati istituzionali conniventi, ci sono imprenditori strozzati dal pizzo e dalla mancanza di un’interfaccia territoriale in grado di sostenerne lo sforzo economico.

In Calabria c’è troppo altro, e questa è un’eccezionale occasione per farlo venire a galla. Grazie a tutti coloro che si metteranno d’impegno.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

Check Also

maria pia serranò

Paola – «Siete in linea con il comune» ma non col sindaco

«Siete in linea con il Comune di Paola. Se conoscete l’interno, digitatelo ora, oppure digitare: …

Rispondi