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Paola – Gravissimo episodio di bullismo in una scuola cittadina

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Il femminicidio non è soltanto quando una donna viene ammazzata. L’assassinio non è solo quello del corpo. Un’anima violata nella sua innocenza sanguina tanto quanto una ferita aperta e, a volte, muore.

Si svuota di sentimenti la vita colpita nel fiore degli anni, si dissipa di speranze e sogni, scolorisce e alle volte si consuma nel disadattamento sociale che alcuni chiamano “depressione”.

Si sgonfia il petto di coloro che “subiscono”, smette di battere al ritmo umano e si chiude, stremato, nel sordo silenzio della pena.

Anche questo è femminicidio. Un colpo inferto alla debolezza, all’inferiorità di forza bruta che – tanto nelle coltellate quanto nelle vessazioni “bullistiche” – diventa fatale per la prosecuzione della vita.  “Anche questa è Paola”, perché proprio nella Città di San Francesco, nei giorni scorsi, si sarebbe consumato un reato di una natura compatibile a quella sinora descritta.

Perché una ragazzina nel verde dei suoi anni sarebbe stata costretta a seguire gli appetiti di una coppia di “bulletti” (che solo per il beneficio dell’età si evita di chiamare “balordi”) che l’avrebbero costretta a spogliarsi nel bagno della scuola al fine di riprenderla con la videocamera del telefonino.

Un fatto portato alla ribalta da una maestra comprensiva, che intuito il disagio della bambina (scoppiata in lacrime al rientro in aula), dopo essersi fatta spiegare le ragioni di quel comportamento, ha immediatamente informato la famiglia.

I genitori della bimba, appreso l’accaduto, si sarebbero apprestati ad informare quelli dei presunti colpevoli, ricevendo però – anziché comprensione e disponibilità a capire ciò che sarebbe successo – l’avvertimento di agire contro la maestra per “violazione della privacy”. Un comportamento incomprensibile se si considera che si tratterebbe di cittadini spesso identificati con la “Paola Bene”, quella “di buona famiglia”, dei “belli di mamma e papà” che dovrebbero dare l’esempio. Ma tant’è.

Forse se venisse confermato l’agire dei figli, certi miti circolanti smetterebbero di essere considerati tali, perché Capostipite della città è Colui che è celebrato come il Garante dell’Umiltà, San Francesco Nostro, e l’arroganza di certi “potentelli” non va a genio con le Sue Regole.

Neanche quando si prova a sminuire una notizia di questa gravità, cercando di ridimensionarla al motto di “tanto sono ragazzi”, “è una ragazzata”. Perché non è esuberanza giovanile quella di due scolari che, forti della loro superiorità fisica e numerica, telefonino alla mano costringono una bambina a spogliarsi per il proprio ludibrio. Non è “giovanil tumulto” quello che si consuma nelle risate di scherno e nelle intimidazioni, comportamenti che a Paola – sempre a scuola – sarebbero alla base della richiesta di un “accompagnatore” (nella persona dell’operatore scolastico di turno) che una mamma avrebbe invocato per il figlio, vessato continuamente all’atto di recarsi presso i servizi igienici.

Una situazione determinata anche dai problemi “logistici” che affliggono le scuole paolane, spesso “sovraccaricate” al punto da ospitare alunni di gradi d’istruzione diversi. Una realtà che, nel 2016, ha esposto le nuove generazioni paolane a questo genere di presunte degenerazioni.

Forse sarebbe il caso di intervenire. In ogni senso.

* (nella foto “in testa” all’articolo, la ricostruzione di una scena di “bullismo”)

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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