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Quando lo scorso 6 dicembre il sindaco Ferrari conferì pubblicamente sull’opera di ammodernamento del lungomare cittadino, a parte scegliere una location inadatta a consentire agevolmente la partecipazione ad una persona diversamente abile, avrebbe potuto considerare il visto apposto dal segretario comunale sulla determina dirigenziale n.345 del giorno precedente.
Nella giornata del 5 infatti, il garante amministrativo dell’ente ha autorizzato l’impegno di spesa di quella che il responsabile del 2° settore, ingegner Fabio Pavone, ha ravvisato come «l’urgenza della definizione della concessione demaniale marittima per area scoperta ad uso pubblico lungomare di Paola».
Ciò significa che il primo cittadino, all’atto di spiegare ciò che verrà posto in essere sull’ormai famoso “waterfront”, era ben consapevole del fatto che parte del lungomare – finanche dopo la consegna dei lavori – per un’area la cui superficie è di «mq. 8.582,00 individuata catastalmente: nel foglio di mappa n. 10 con le particelle n. 97 di mq. 1.275,00, n. 148 di mq. 998,00; nel foglio di mappa n. 13 con la particella n. 1 di mq. 2.666,00; nel foglio di mappa n. 15 con le particelle nn. 239 e 209 di mq. 2.790,00 complessive; nel foglio di mappa n. 21 con le particelle n. 757 di mq. 33,00, n. 743 di mq.820,00» non era ancora stata svincolata dalla proprietà del Demanio Marittimo.
In buona sostanza, il motivo per il quale i lavori stanno procedendo “a macchia di leopardo” – con una scavatina a nord e una grattatina a centro del lungomare – dovrebbe consistere nel fatto che il lato sud (per una superficie superiore agli otto chilometri quadrati) deve ancora essere “sanata”.
Forse l’impegno di spesa ha già prodotto una messa in regola, ma pare proprio che questo waterfront non sia partito col piede giusto.
