Considerando quanto è recentemente accaduto nel comune di San Lucido, dove un dipendente comunale – stabilmente collocato nella pianta organica dell’ente – è stato dapprima licenziato con una determinazione della giunta e, successivamente, è stato reintegrato su decisione del giudice, diventa comprensibile la lentezza con la quale l’esecutivo paolano, a guida Ferrari, sta procedendo per condurre in porto le sette assunzioni pianificate per il municipio.
Bando a parte, la mossa compiuta dal segretario Nicola Falcone sembra aver spiazzato la giunta, nella quale – a parte l’ormai flebile attivismo di Cupello – pare che anche la voce del Pri, nella veste dell’assessore Siciliano, abbia iniziato ad accusare segni di raucedine.
D’altronde, la mossa del segretario Nicola Falcone (che si è limitato a diramare i criteri con i quali è risultato plausibile accedere a determinate graduatorie, per poter attingere ai nominativi idonei alle assunzioni presso il Sant’Agostino) ha imposto a tutti i “bracci destri” del sindaco, l’assunzione personale di una responsabilità che – se il discorso relativo a San Lucido dovesse avere un fondamento anche a Paola – li esporrebbe ad un’azione discutibile.
Tornando infatti a ciò che è accaduto nell’appaiato comune più a sud, basti pensare che, nella circostanza dell’annullamento di un atto di licenziamento contro un dipendente, il giudice ha espresso chiaramente il concetto secondo cui, la giunta municipale, sia un «organo incompetente» per assumere decisioni così cruciali.
A questo punto è immaginabile anche il rovesciamento del concetto, perché se un organo esecutivo non può licenziare, è altrettanto probabile che non possa assumere.