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Paola – La Casa dell’Acqua nella Villa Comunale era abusiva

Mentre sui social network infuriano polemiche “ignoranti”, ventilate artatamente da diffusori di notizie alla ricerca di consenso telematico, la bolla speculativa gonfiatasi sulla famigerata “Casa dell’Acqua” s’è afflosciata come un sufflè malriuscito.

Nel patetico tentativo di dimostrare che la rimozione della fontana a pagamento fosse dipesa da una sorta di ripicca amministrativa dei nuovi inquilini del Sant’Agostino, certi bardi digitali hanno tentato di cavalcare l’onda dell’indignazione, infarcendo di opinioni prive di senso il web, senza fornire alcun riscontro ufficiale alle proprie – insulse – recriminazioni.

Ebbene, alla luce degli incartamenti ufficiali attestanti le modalità di installazione del dispenser d’acqua liscia e gassata a pochi centesimi al litro, le risultanze emerse potrebbero senz’altro far cambiare il verso dei pareri sinora esondati sulla rete.

Perché nella cartella custodita in comune, contenente la documentazione necessaria a rendere utilizzabile il dispositivo adesso rimosso – a parte il contratto di “comodato d’uso”, non c’era nient’altro. In altre parole, la sua installazione era “abusiva”.

«Nessuna analisi, nessuna programmazione di verifica periodica sul liquido erogato, nessuna validazione», ha chiarito il sindaco Roberto Perrotta ai giornalisti del Quotidiano del Sud.

A riprova di questa situazione esiste un carteggio tra l’Asp di Cosenza e il Comune di Paola, nel quale l’azienda sanitaria – d’ufficio preposta alla tutela della salute pubblica – ha chiesto lumi sulla struttura fatta installare, in fretta e furia durante il periodo elettorale, dall’ex primo cittadino in lizza per la rielezione, Basilio Ferrari (delucidazioni impossibili da rendere perché ancora un mese fa si brancolava nel buio).

Correva infatti lo scorso mese di giugno quando, con tempistiche d’esecuzione degne di un pit stop da Formula 1, la “Casa dell’Acqua” ha fatto la sua comparsa all’interno della Villa Comunale precedentemente intitolata “Umberto I°” (ed oggi nota, per volontà dell’amministrazione precedente, per essere stata dedicata al “Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa”).

Un’operazione “lampo”, dettata probabilmente dalla fretta di racimolare qualche consenso tra le frange della cittadinanza. Un allestimento talmente repentino da essersi rivelato controproducente (perché l’Asp ha diffidato il Comune dal continuare ad utilizzare la fontana) e – dal punto di vista amministrativo – quasi dannoso per le casse comunali.

Perché colui che aveva ceduto in comodato la fontana al comune, è entrato in conflitto con la ditta privata preposta all’erogazione del servizio, avviando un contenzioso che ha determinato lo smontaggio dell’intero dispenser che è tornato nella disponibilità della casa produttrice.

Da quanto è stato possibile apprendere, l’intenzione della nuova amministrazione di centrosinistra è quella di risolvere il problema, rispettando i crismi sanitari e le procedure burocraticamente corrette per installare altre due “Case dell’Acqua” nelle periferie a nord e a sud della città (rispettivamente a Fosse e a San Miceli).

Perché lo “smacco” subito per l’operazione precedentemente eseguita “alla Carlona”, è stato tale da aver fatto drizzare le antenne all’amministrazione comunale, scottata oltremodo dalle contumelie gratuite fatte circolare ad arte dai tirapiedi della passata gestione di centrodestra. Gente che senza conoscere i fatti e gli atti o, peggio ancora, conoscendoli e occultandoli, ha scientemente voluto far divampare il fuoco della polemica, gettando le basi per un’atmosfera pesante, dannosa per la cittadinanza che – dopo una campagna elettorale velenosa – ha estremo bisogno di pacificazione.

La “Casa dell’Acqua” quindi tornerà, a patto che la sua installazione rispetti tutti i crismi della legge e tutte le disposizioni in materia di salute pubblica.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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