benatia crozza

Allo Juventino che si sente “stuprato” – Invocazione

Fermo restando che Gigi Buffon è, e resterà sempre, un Campione del Mondo. Assodato che la Champion’s League è un torneo calcistico, “superiore” in tutto rispetto ai campionati nazionali. Fatto salvo il sentimento di un’impresa sfiorata e, per certi versi, “inibita” dal più beffardo degli imprevisti.

Archiviati questi punti fermi, la sospensione del giudizio – pure nei sostenitori più sfegatati –  dovrebbe dissolversi per lasciar spazio alla razionalità. «Non può piovere per sempre».

Eppure, da  «hai un bidone della spazzatura al posto del cuore» allo «stupro», di lamentele emotivamente sovraccaricate – nell’ultimo periodo – ne stanno continuando a spuntare.

Mentre le superpotenze si confrontano a suon di esplosioni mediorientali, frattanto che continua l’escalation di reazioni nella nuova guerra dei dazi, malgrado in Italia non esista un governo che sia stato eletto il 4 marzo scorso; l’accesso ad una semifinale di calcio è risultato argomento di riferimento collettivo.

«Il rigore c’era». Ormai è assodato.

«Il tempo c’era». Come conferma il triplice fischio, giunto al momento opportuno.

«Il rosso ci stava». Perché se in mondovisione dici: «hai un bidone della spazzatura al posto del cuore»; chissà cosa puoi aver detto sul rettangolo da gioco.

Continuare a menare il can per l’aia, definendo «stupro» quello che è stato un verdetto comunque sbocciato sul campo (qualcuno dimentica lo 0-3 dell’andata, con Cristiano Ronaldo applaudito dallo Stadium), è un atteggiamento che manca di rispetto al momento presente.

All’attualità vissuta ad esempio in Syria, dove lo «stupro» si perpetra da ogni fronte.

Al “giorno d’oggi” della cronaca quotidiana, soprattutto quella che racconta disgrazie e difficoltà, quel riferimento allo «stupro», nel contesto da cui è maturato, pare proprio “sproporzionato”.

Evocare un crimine gravissimo, probabilmente tanto quanto l’omicidio, per lo sfumato passaggio del turno da parte della propria squadra “pagante”, è un’insopportabile esaltazione di vittimismo.

Scagliarsi contro Maurizio Crozza, l’attore che è stato capace di sintetizzare ironicamente una tale idiozia, è stato come prendere a martellate il grillo parlante della storia di Pinocchio.

Eppure un calciatore da Serie A, difensore della squadra detentrice del maggior numero di scudetti italiani, lo ha fatto. Anche in modo piuttosto violento.

Chiedere “scusa”, malgrado la comprovata mancanza di abitudine, sarebbe il minimo che il bianconero potrebbe fare.

Perché allo Juventino che si sente stuprato, quello che ha giudicato “senza cuore” una decisione dipesa soltanto dall’applicazione di una regola, sarà forse sfuggito il fatto che il crimine genera vittime e, nella richiamata circostanza calcistica, l’unica cosa rimasta “a terra” è l’erbetta del campo. Di certo non i conti in banca, non lo stile di vita, non l’onore (vista la bella figura rimediata comunque, con una vittoria esterna per 3-1).

Allo Juventino che si sente stuprato, forse per l’aumentata frequenza di sconfitte che fanno “rosicare”, basterebbe considerare il significato della parola “stupro” e il suo immediato collegamento con il termine “vittima”.

Di “autori” di stupro, nei confronti della Juventus, non ce ne sono stati. Né nei riguardi dei suoi tifosi, né tantomeno ai danni del difensore bianconero Benatia.

Il collegamento non regge e il paragone appare davvero sproporzionato, soprattutto se lo si relaziona alle reali sofferenze e conseguenze subite da chi, nella vita, è stato davvero stuprato.

Dallo Juventino che si sente stuprato, s’attendono scuse.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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