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Paola – Dopo i sequestri, la Cassazione “restituisce” beni a Nella Serpa

Nonostante sia detenuta in regime di “41 bis”, per Nella Serpa è arrivata una sentenza favorevole dalla Corte di Cassazione di Roma.

Al supremo tribunale capitolino si erano rivolti i legali della donna, i penalisti Sabrina Mannarino e Giuseppe Bruno, ricorrendo in merito alle ordinanze con cui il Tribunale del Riesame di Catanzaro (il 25  e il 31 Maggio 2018) aveva confermato il provvedimento di sequestro preventivo emesso dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro il 7 dello stesso mese.

In virtù di questa decisione, assunta “senza rinvio”, il dispositivo emesso nel grado di giudizio inferiore è stato annullato.

In carcere da oltre sei anni, perché ritenuta a capo dell’organizzazione ‘ndranghetistica ramificata lungo il litorale tirrenico e parte dell’entroterra cosentino, Nella Serpa è stata la prima donna ad essere associata al regime detentivo più afflittivo dell’ordinamento italiano.

Arrestata nel 2012 su richiesta della DDA di Catanzaro, alla cittadina paolana sono stati contestati – nel corso di diversi processi e grazie alle confessioni del pentito Giuliano Serpa (cugino) – reati tra i quali l’associazione mafiosa (capo promotore), estorsione pluriaggravata, duplice tentato omicidio, tentato omicidio mediante impiego di un’autobomba, ma anche un duplice omicidio per il quale è stata condannata al massimo della pena (ergastolo con isolamento notturno e diurno) per gli assassinii di Luciano Martello e Rolando Siciliano.

A distanza di quasi 6 mesi dai pronunciamenti catanzaresi, la Cassazione ha ora deciso nel verso della “restituzione” di parte di un patrimonio composto, tra l’altro, da beni mobili e immobili, conti corrente, partecipazioni societarie e libretti.

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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