bibi andersson

Addio a Bibi Andersson, attrice svedese icona di Bergman (di G. Cilento)

di Gianmarco Cilento

È venuta a mancare nella giornata di domenica a Stoccolma, all’età di 83 anni, l’attrice svedese Bibi Andersson. Molto nota nel mondo del Cinema per le sue performances nei film di Ingmar Bergman, grande regista di influenza internazionale. Inoltre la Andersson è stata anche l’attrice più ricorrente nei suoi film, avendo recitato in ben undici pellicole del regista svedese quali “Il settimo sigillo” (1956), “Il posto delle fragole” (1957), “Alle soglie della vita” (1958), e soprattutto nel ruolo di Alma in “Persona” (1966), per il quale ha avuto modo di vincere nel 1967 il Guldbagge Award, il più importante premio cinematografico svedese.


Berit Elizabeth (Bibi) Andersson

Bibi, al secolo Berit Elizabeth, nasce a Stoccolma l’11 settembre 1935. La sua carriera di attrice inizia molto presto, all’età di quindici anni. Sedicenne piacente e dal viso angelico di grande timidezza, viene notata nel 1951 dal già affermato Bergman durante una rappresentazione al teatro di Malmö, e le fa interpretare due spot pubblicitari. Quattro anni dopo il regista le offre un ruolo nel film “Sorrisi di una notte d’estate” (1955), grande successo di critica che lancia Bergman in Europa e nel mondo.

Lo spot pubblicitario degli esordi

È appunto l’inizio di una collaborazione destinata a durare per altri dieci film, alcuni di questi tra i più famosi del maestro svedese. I due hanno anche una relazione molto intensa, decisamente influente nella maturazione della giovane attrice, per quanto destinata a durare solo due anni. A tal proposito la Andersson una volta ha dichiarato: “con Bergman per esempio ho imparato a esplorare la psicologia delle donne, me stessa”. Eppure un giorno Ingmar decide di lasciarla per sposarsi con un’altra donna, la pianista Käbi Laretei. Nonostante la brusca separazione sentimentale con il regista, l’amicizia continua, seppure non subito: è proprio Bibi a far conoscere a Bergman la giovane attrice norvegese Liv Ullman, sua grande musa e quinta moglie. Per volere di Bergman le due attrici recitano insieme in “Persona”.

Bibi Andersson in una scena de “Il settimo sigillo”

Affermatissima attrice di teatro nel suo paese natio, ha più volte recitato con lo stesso Bergman in alcune rappresentazioni teatrali di grande spessore come “Chi ha paura di Virginia Woolf?” (1963). Oltre al Guldbagge per “Persona” ne ha vinti in seguito altri tre, rimanendo l’attrice ad aver vinto più volte tale prestigioso premio. In Italia ha recitato al fianco di Alberto Sordi in “Scusi lei è favorevole o contrario?” (1966), nel film drammatico “Violenza al sole” (1970) di Florestano Vancini, e soprattutto ne “Il sogno della farfalla” (1994) di Marco Bellocchio, dove è anche protagonista.

Bibi Andersson con Ingmar Bergman alla televisione svedese nel 1971

Il suo ultimo ruolo in un film di Ingmar Bergman risale invece al 1973 nel film-fiume “Scene da un matrimonio”. Attrice carismatica e donna fascinosa, ha ricevuto enormi consensi e apprezzamenti da molti addetti ai lavori, sempre mantenendo la sua disinvolta e magnetica eleganza, oltre che una grande autonomia professionale. Come ha infatti affermato Jan Holmberg, amministratore delegato della Ingmar Bergman Foundation, la Andersson una volta ha detto a Bergman: “Non sono la ‘tua’ fottuta attrice!”come sincera risposta al vizio del regista svedese di definire in confidenza certi attori che amava come i “suoi” attori. Cosa che evidentemente Bibi, molto più autonoma e intraprendente, non accettava. È stata inoltre un’accesa attivista per la pace e i diritti delle donne, e più in generale per i diritti umani, avendo partecipato negli anni Novanta al progetto “Open Road – Sarajevo” a sostegno dell’identità della capitale bosniaca che a quei tempi si stava lentamente riprendendo dalla guerra. Nel 1971 ha dato alla luce Jenny Grede, sua unica figlia, dal matrimonio con lo scrittore Kjell Grede dal quale ha divorziato poco dopo. In seguito è stata sposata altre due volte, di cui l’ultima nel 2004 all’età di settantuno anni, non prima di aver dato alle stampe la sua autobiografia “Un momento” (1996, inedita in Italia). Nel 2009 per via di un attacco di apoplessia ha perso definitivamente l’uso della parola, per trascinarsi ad un calvario esistenziale che l’ha portata ieri al decesso. Commosso e sentito il ricordo di molte personalità del mondo dello spettacolo svedese.

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