Alla ricerca di posti ombreggiati, dove trascorrere un momento di quiete dal caldo asfissiante che tiene in pugno la città, il viandante giramondo che dovesse trovarsi a Paola avrebbe non poche difficoltà.
Dalla Marina alla montagna, infatti, stanno riducendosi le aree dove rilassarsi sotto la frescura di verdi chiome, abbattute o prossime all’abbattimento per precise volontà amministrative.
A Cozzo Cervello, salendo quindi sulla catena costiera, ci saranno oltre 1900 tagli: giustificati con la necessità di favorire lo sviluppo di un bosco che, negli ultimi decenni, pareva essere sparito dal radar con cui il comune tiene d’occhio il suo patrimonio.
Quasi 2000 fusti si schianteranno al suolo, sacrificati con l’intento di migliorare l’habitat montanaro, ad un modestissimo prezzo di poco superiore ai 50mila euro.
Eh va bè, si potrebbe dire, in questo caso c’è il rispetto delle regole e ci sono anche pareri qualificati, come pure sarà senz’altro accaduto in riva al mare, dove la celebre pineta dai tronchi storti è stata dapprima compromessa dal vento invernale, e poi definitivamente cancellata dalla mano “rassicurante” del Sant’Agostino.
Ragioni di pubblica incolumità sarebbero infatti alla base della decisione di rendere desertica un’area dove in tanti, nelle diverse generazioni di paolani, hanno trovato riparo dall’arsura estiva.
Adesso si confida nella rapida installazione di campetti per praticare sport, magari eretti in prossimità delle elezioni regionali, quando qualche candidato “in pectore” potrebbe presentarli su palchi comiziali come conquiste di civiltà.
Al “senso pratico” che pare essersi insinuato tra le vie della città, si devono le non più recenti capitozzature degli alberi piantati lungo una delle principali arterie che collega il centro alla stazione dei treni, ma anche le antidiluviane modalità di pulizia incendiaria che stanno interessando diverse zone a ciglio strada di varie località, e forse anche l’operazione di sparizione selettiva di esemplari che avrebbero potuto infastidire l’apertura di qualche locale.
Su quest’ultima evidenza, il povero viandante giramondo che dovesse trovarsi a Paola per un tour, dovrà farsene una ragione.
Immaginarlo sceso dal treno, incapace di rinfrescarsi a due passi dal lungomare, impossibilitato a raggiungere lontani cozzi ancora lussureggianti, lo si potrebbe collocare tra i vicoli della Marina, a respirare “l’aria spessa, carica di sale e gonfia di odori” che tanti palazzi malmessi amplificano alla perfezione. Magari salterebbe tra una “vinedda” e l’altra, alla ricerca di una panchina sotto una fronda arboricola, forse proverebbe a farsi largo tra i tanti avventori di una zona che, da quando stanno insediandosi diverse attività, ha ripreso vita di colpo. Eppure, lo si vedrebbe in difficoltà, soprattutto adesso che, una mano “nota”, ha deciso di ridurre ulteriormente la presenza degli alberi, operando un unico taglio del quale però non si hanno riscontri nelle carte ufficiali.
Dalle confidenze raccolte nel quartiere, pare proprio che siano stati operai comunali ad agire in tal senso, forse ispirati dal “senso pratico” che, come già detto in precedenza, sembra esser diventato la bussola di chi autorizza azioni sul territorio cittadino.
Il problema è che mentre per Cozzo Cervello esiste una procedura, mentre per la pineta sul lungomare sia stata invocata la contingenza, mentre per le capitozzature è stato fatto ricorso alla “buona fede”, per il taglio di quest’unico albero della Marina non è stata accampata alcuna scusa. E nessuna sembra poterci essere.
A meno che dal Sant’Agostino, le personalità portatrici di questo “senso pratico” non abbiano voglia di spiegare cosa è stato fatto.
Per il momento pare proprio un abbattimento funzionale a “qualcuno” e non “a qualcosa” (come ad esempio la pubblica incolumità o la salute di un bosco).
Chissà, stavolta pare proprio una “stranezza” cui l’occhio del maligno non poteva esimersi dal gettarvi uno sguardo.
Buon proseguimento.