elezioni umbria

57%: centrodestra ok in Umbria, Oliverio spera in Calabria (e sul Tirreno…)

La licenza di tremare, nel centrosinistra e nel movimento 5 stelle, da ieri sera è stata sdoganata. Tutti possono dichiararsi “spaventati” per la netta affermazione della coalizione che, trainata dal Carroccio di Salvini e potenziata dalla spinta dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e dei forzisti di Silvio Berlusconi, s’è imposta con un vantaggio di oltre 20 punti in Umbria.

Avranno da calmare i brividi quelli giallorosa “demostellati”, così come battono i denti i renziani non pervenuti, ma anche i puristi di una sinistra che ormai pare scomparsa dai radar hanno da stare poco allegri. Le urne di una regione strategica per il centro Italia hanno parlato chiaro: la tattica adottata sinora non fa presa nell’elettorato. Almeno nell’immediato.

E siccome “immediato” sta per giungere l’appuntamento elettorale anche in Calabria, i riflessi di quanto avvenuto nella regione che ha dato i natali ai celebri “baci”, potrebbero presto indirizzare la luce delle scelte verso “abbracci” che da queste parti sono meglio di atti notarili.

Innanzitutto bisogna partire da Mario Oliverio, bistrattato dal quel PD che per poco non gli ha intimato, ufficialmente, un passo indietro.

È lui, allo stato attuale, il cavallo più performante sul quale il centrosinistra calabrese può puntare, perché ha dalla sua l’esperienza, il potere e la furbizia accumulata negli ultimi anni, periodo nel quale ha avuto modo di cogliere le diverse sfumature che animano la regione peninsulare più povera d’Europa.

Soddisfare lo stato di precarietà della popolazione che, pur vedendo il mare da tre diverse angolazioni, ancora non è riuscita a scorgere alcun orizzonte, potrebbe costituire il target di queste ultime settimane di governo. Un obiettivo possibile solo se ogni iniziativa verrà supportata da coloro che in Consiglio Regionale rappresentano la maggioranza a suo supporto.

Con l’avanzata di Mario Occhiuto “bloccata” dalla barbina figura rimediata nella gestione dei conti cosentini, e col movimento 5 stelle che oltre ai consensi nazionali non ha ancora – ed è molto tardi – irrorato la capillarità dei territori, gli unici avversari capaci di spodestare l’astro nato a San Giovanni in Fiore, sono quelli di cui ancora oggi non si conosce il volto ufficiale. Vale a dire, tutti i centrodestri in disaccordo con Forza Italia (e sono tanti) che s’alzeranno uniti al richiamo di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Con Berlusconi “parcheggiato” nella palude occhiutana, il tridente vincente in Umbria non sarebbe riproponibile in Calabria, il ché – considerando il 5.50% raggranellato dai forzisti – non sarebbe un dramma (in fondo la vittoria della Tesei sarebbe comunque garantita col 52%). Ma uno scontro “fratricida” è sempre meglio evitarlo, quindi lo scenario sul presidente da eleggere potrebbe mutare ulteriormente.

Ciò, oltre ad aver già scompaginato le ambizioni dei referenti locali dei diversi partiti, rischia di rimescolare ulteriormente i valori in campo, lasciando sul terreno vittime più o meno illustri in predicato di un salto tra le mura di Palazzo Campanella.

Col PD rabbrividito, gli unici ad aver ancora le carte in regola per ambire ad uno scranno, dovrebbero essere coloro che hanno dimostrato fedeltà alla linea sinora tenuta, quelli che non hanno manifestato esagerate manie di protagonismo e men che meno atteggiamenti di rottura con l’establishment del Partito. Ovviamente le quotazioni sono al ribasso, ma un posto in minoranza, alla Regione, è comunque una manna dal cielo. Dispiace per coloro che anelavano a qualcosa di diverso, qualcosa di possibile solo se Renzi avesse ottenuto percentuali incoraggianti o se il movimento 5 stelle si fosse dimostrato un partner capace di tirare la carretta al posto dei responsabili del dissenso. Non è avvenuto: amen.

Coi cinquestelle ibernati, anche il “popolo sovrano” dovrà mettersi l’anima in pace, perché la Calabria non è paragonabile a quelle realtà dove il voto non aderisce alle personalità, intese come potenti o potentati in grado di incidere nella realtà di tutti i giorni. Sarà quel che sarà.

Forza Italia, al momento, è un magma talmente amorfo che solo quelli che hanno un bacino pietrificato di elettori possono aspirare ad avere ambizioni, gente con pacchetti da decine di migliaia di voti che – almeno sul tirreno cosentino – non esistono proprio. Come il Pinot Chardonnay della Cinzano: “per molti ma non per tutti”. Pace all’anima di quelli che speravano nel salto della quaglia.

Discorso conclusivo per Lega e Fratelli d’Italia: quei (pochi) che fino a questo momento ci hanno messo la faccia, godono. Quei (tanti) che si preannunciano come loro elettori: sognano. Qualora venisse proposto un candidato lontano da nomenclature conosciute, con un retroterra formato da vecchie conoscenze, un bulgaro e stomacale consenso sarebbe alla portata. Tuttavia, a parte qualche credibile attrattore di voti, i referenti locali della manovra elettorale andrebbero esplicitati meglio, altrimenti l’impressione data è che tutti possono dire d’aver messo per primi la bandierina sulla coalizione. E la cosa non gioverebbe. Meditare è un obbligo, agire una conseguenza. Ma quanto è lunga ‘sta pensata?

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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