omicidio polito

«Ho ammazzato questo figlio di puttana». Killer individuato dopo 8 anni

I Carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia, coordinati dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri e dai sostituti procuratori Andrea Mancuso della Dda di Catanzaro e Ciro Luca Lotoro della Procura di Vibo, hanno arrestato Francesco Pannace, 32 anni, ritenuto l’autore materiale dell’omicidio di Carmelo Polito, immortalato dalle telecamere di sorveglianza installate in una vicina officina meccanica.

Grazie al girato, i militari del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Vibo hanno ricostruito l’agguato compiuto da due uomini con il volto travisato dai passamontagna.

L’esecuzione, compiuta da due soggetti travisati da passamontagna, è stata messa a segno nonostante la vittima stesse passeggiando con il figlio di soli 6 anni su corso Italia.

Secondo l’accusa a sparare è stato Francesco Pannace, 32 anni di San Gregorio d’Ippona, già detenuto perché coinvolto in un altro omicidio, quello di Giuseppe Prostamo, e ad incastrarlo è stata un’intercettazione ambientale captata dai militari dell’Arma nell’auto di Rosario Fiarè, esponente di spicco della ‘ndrangheta di San Gregorio d’Ippona.

Pennace avrebbe agito contro Carmelo Polito, perché da lui stesso considerato un soggetto prepotente che, nel 2009, diede uno schiaffo allo zio del presunto killer. Il gip del Tribunale di Catanzaro Carmela Tedesco scrive: “Non può allora escludersi che l’omicidio di Polito fosse una vendetta del Pannace per il torto subito dallo zio o comunque una punizione dello stesso inflittagli per il suo comportamento prepotente ed aggressivo”.

Qualche mese dopo l’omicidio di Polito, conversando in auto con un giovane del posto si faceva sfuggire una frase emblematica per le indagini: «Ma hai saputo che mi hanno inculato no? perché ho ammazzato questo figlio di puttana». All’affermazione di Pannace, il suo interlocutore chiedeva: «Chi Polito ?» e lui rispondeva: «Era pazzo! E così via… per te, per me e per gli altri». Un’altra conversazione ritenuta fondamentale dagli inquirenti per la ricostruzione del caso è avvenuta in carcere a Vibo dove Francesco Pannace si trovava ristretto in seguito all’arresto in flagranza dell’omicidio di Giuseppe Prostamo per il quale è stato condannato in via definitiva. In quell’occasione indicava al cugino il luogo in cui aveva nascosto il passamontagna «vedi sotto quell’eternit appena scendi? Là sotto c’è un passamontagna». L’attività di riscontro dei Carabinieri ha permesso di recuperarlo proprio nel luogo indicato dallo stesso Pannace. Era nascosto all’ingresso della stradina d’accesso della proprietà del nonno. Allo stesso tempo Pannace chiedeva al cugino se anche l’arma era ancora nascosta invitandolo a non rimuoverla dal posto designato e di prestare attenzione: «Stai attento se arrestano te cosa faccio qua dentro…»

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