francesco loizzo

Paola: Ai domiciliari per stalking, Francesco Loizzo è accusato pure di furto

Per gentile concessione del giornalista professionista Guido Scarpino,  autorevole firma de “Il Quotidiano del Sud” (articolo apparso a pagina 15 dell’edizione di ieri, 11 ottobre 2019)

Atti persecutori, interferenze illecite nella vita privata ed anche furto continuato.

L’ex direttore sportivo Francesco Loizzo, paolano di 63 anni, associato l’altro ieri sera agli arresti domiciliari, deve difendersi da una lunga sfilza di accuse formulate dalla Procura della Repubblica di Paola (sostituto Maurizio De Franchis) – diretta dal procuratore capo Pierpaolo Bruni – condivise dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola, Maria Grazia Elia.

Si tratta di numerosi episodi delittuosi che sarebbero stati perpetrati contro l’ex compagna, sottoposta a “reiterate umiliazioni e mortificazioni”, più volte colpita con “schiaffi e pugni”, minacciata, controllata con sistemi satellitari, spiata dentro casa e fatta persino pedinare da terze persone.

Il Loizzo – sempre secondo l’accusa – avrebbe finanche rubato del denaro, in varie circostanze, dal 2015 in poi, dalla cassa dell’esercizio commerciale di cui la donna è titolare.

Entrando più nei dettagli delle accuse che hanno portato all’arresto del noto direttore sportivo, noto alla giustizia e sotto processo per altre vicende, il Loizzo – secondo la Procura paolana – controllava costantemente la persona offesa mediante appostamenti e pedinamenti, utilizzando anche apparecchiature di intercettazione ambientale che posizionava dentro la casa della donna (in cucina e nella stanza da letto) e all’interno di uno zainetto, apponendo un’apparecchiatura satellitare Gps all’interno dell’auto della donna e facendola pedinare e controllare da terzi soggetti.

Avrebbe posto in essere, ancora, il Loizzo, plurimi atti di violenza e minaccia, percuotendo in numerose occasioni la parte offesa con schiaffi e pugni e, in una circostanza, il 10 giugno del 2019, speronandola con la propria autovettura al fine di bloccarla mentre la stessa si stava recando presso l’aeroporto di Lamezia Terme.

Chiedeva, poi – sempre secondo le accuse – denaro in prestito alla donna, omettendo di restituirlo e manteneva costantemente un atteggiamento ritenuto ingiustificatamente geloso e autoritario.

Diverse altre somme di denaro sarebbero state sottratte alla donna dalla cassa del negozio da lei gestito.

Secondo il Pm, inoltre, il Loizzo inveiva spesso nei confronti della vittima, la sottoponeva a reiterate umiliazioni e mortificazioni, provocava liti per banali motivi o senza alcuna giustificazioni, creando nella sua “ex” una situazione di intollerabile disagio, di paura e di soggezione psicologica, inducendola a modificare le proprie abitudini di vita, essendo la stessa costretta ad abbandonare la casa coniugale per il timore di essere uccisa.

Ma non è tutto.

Le accuse continuano: mediante l’uso di strumenti di ripresa sonora collocati nella casa della donna, quando i due si erano ormai lasciati, il Loizzo si procurava indebitamente notizie attinenti la via privata della ex compagna.

I Carabinieri hanno trovato apparecchiature Gsm-Grps da 850/1900 Mhz piazzate sia in camera da letto sia in cucina.

La vittima – difesa da Sabrina Mannarino – ha riferito che da un certo momento in poi, l’uomo aveva allentato “il controllo a vista” ma che sorprendentemente egli conosceva ogni suo spostamento in auto, in quanto lo ritrovava in ogni luogo che raggiungeva con l’autovettura, nonché il contenuto di conversazioni avvenuto con altra congiunta all’interno dell’appartamento o dell’autovettura senza che altri vi avessero assistito.

Le terze persone che avrebbero offerto collaborazione al Loizzo per spiare l’ex compagna – sempre secondo l’accusa – avrebbero immortalato la parte offesa in foto scattate di nascosto.

Il Loizzo avrebbe poi mostrato alla sorella della vittima una pistola (regolarmente detenuta, assieme ad altre due rivoltelle) che teneva custodita nel cassetto di una scrivania del suo ufficio al fine di incutere timore alla donna.

La parte offesa, rendendosi conto di essere costantemente “spiata”, ha ingaggiato una ditta specializzata, operando bonifiche e scoprendo altri dispositivi di interferenza della vita privata nascosti verosimilmente dal Loizzo tra il vano batteria e il tergicristalli dell’auto della donna.

Tale ultimo dispositivo, infatti, risulta essere stato acquistato dall’uomo per un anno e originariamente installato su un’autovettura che da un controllo tramite banca dati Aci risulta intestata alla concessionaria d’auto di sua proprietà. Le apparecchiature sono state rimosse e sequestrate dai carabinieri.

Secondo il Giudice, Loizzo è un soggetto pericoloso, incapace di controllare le proprie pulsioni, e non vi sono elementi a difesa utilmente valutabili.

Vedremo, in seguito, magari già in sede di interrogatorio, se vi saranno elementi a discolpa dell’indagato (difeso da Giuseppe Bruno e Armando Sabato) al fine di registrare anche l’altra “verità”, ossia una versione dei fatti diversi, fornita dall’accusato.

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