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Paola – Medico accusato per morte di donna sanlucidana: chiesto processo

I magistrati della Procura della Repubblica di Paola, con a capo il dottor Pierpaolo Bruni e la sostituta Rossana Esposito, hanno chiesto il rinvio a giudizio per un medico chirurgo paolano, indagato per la morte “sospetta” di una donna di San Lucido.

I fatti risalgono alla primavera del 2017, quando C.E., paziente all’epoca 48enne, ha iniziato ad accusare problemi respiratori dovuti – come s’è scoperto in seguito – ad un’infezione causata dal bacillo “streptococeus pneumorinae”, principale responsabile della polmonite negli adulti.

Lamentando un forte stato febbrile, aggravato da vomito e iperglicemia, la donna – residente in contrada “Deuda”, a cavallo tra Paola e San Lucido – s’è rivolta al dottore che, in risposta ai sintomi, ne avrebbe sconsigliato il ricovero, limitandosi a consigliare una terapia basata sulla somministrazione di omogeneizzati.

Tuttavia, col passare del tempo, le condizioni cliniche della malcapitata sono peggiorate verticalmente e quando, finalmente, ne è stato disposto il trasferimento presso il nosocomio “Iannelli” di Cetraro, la situazione è precipitata senza possibilità d’intervento. La donna è infatti giunta in ospedale in condizioni ben oltre il livello critico, che ne hanno causato la morte per “insufficienza cardiorespiratoria acuta in soggetto con shock settico”.

Ritenendo responsabile il medico, i familiari – la coppia di genitori ed un fratello della signora – hanno adito immediatamente le vie legali, avviando l’iter procedurale che ha condotto la Procura a determinarsi per la richiesta di un processo a carico del dottore.

L’accusa parte dall’ipotesi di reato relativa all’omicidio colposo, «perché – si legge nel dispositivo – nella sua qualità di medico chirurgo […] dell’Ospedale di Paola, per colpa consistita in imprudenza, negligenza ed imperizia, ed in particolare con condotta omissiva colposa consistita nel non aver predisposto tempestivamente il ricovero di C.E., con conseguente omissione nell’avvio della fase diagnostica strumentale e terapeutica; nella colpevole inerzia concretizzatasi nella mancata somministrazione in una fase assistenziale di terapia farmacologica, cagionava la morte di C.E., che proprio in conseguenza di un ritardo di oltre 10 ore nell’avvio di adeguato trattamento sanitario mirato ad accertare e curare l’infezione da “streptococeus pneumorinae” da cui la predetta era affetta, decedeva in Cetraro per “insufficienza cardiorespiratoria acuta in soggetto con shock settico”. Da “streptococeus pneumorinae”».

Ora spetterà alla giudice Rosamaria Mesiti del Tribunale di Paola, determinarsi in merito, decidendo se mandare o meno a processo il medico accusato.

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