«Azionare tutti i controlli del caso ed i provvedimenti che si riterranno necessari al fine di prevenire il reato di cui all’art. 438 del codice penale con controlli rigorosissimi sulle strade e nelle stazioni con eventuale sospensione del traffico ferroviario». In sintesi, questo è il succo dell’esposto – molto articolato – che i sindaci della provincia di Cosenza hanno rivolto alle Istituzioni e alle Autorità, tra cui Procura della Repubblica e la Compagnia dei Carabinieri di Paola, ma anche a Forze dell’Ordine e Protezione Civile.
Tanta è infatti la preoccupazione legata alla possibile esposizione a rischi derivanti da contatti con soggetti provenienti dalle zone d’Italia più prossime a quelle che, sin dal principio, hanno costituito l’epicentro iniziale della diffusione del nuovo coronavirus Covid-19. Tanti “migranti di ritorno” sarebbero in viaggio, così come è stato possibile apprendere «con sgomento e disperazione la notizia, dalle principali testate giornalistiche, di nuovi treni intercity/ interregionali che nella giornata odierna trasporteranno dalle Regioni del Nord Italia sul nostro territorio nuovo flusso indiscriminato di potenziali soggetti affetti da Coronavirus».
Oltre ai timori legati all’elevamento delle possibilità di trasmissione, legate per logica all’incremento della popolazione “residente”, i primi cittadini hanno anche lamentato che sarebbe rischiosissimo esporsi all’eventualità di un’epidemia «con un apparato infrastrutturale totalmente inadeguato».
Quindi, appurato che la preoccupazione principale è rivolta alla popolazione, intimorita dalla provenienza di ciascun viaggiatore “di ritorno” in provincia, il secondo dato che emerge con chiarezza è la totale consapevolezza d’avere infrastrutture incapaci di affrontare un eventuale aumento dei casi.
Pertanto non dovrebbe suonare “smisurata” la richiesta posta alla fine del documento, dove è specificamente richiesto di adottare «ogni provvedimento utile e necessario mediante sospensione del traffico ferroviario e autostradale con presidio delle Forze dell’Ordine».
Chi oggi ha pensato (male) di tornare “a casa”, non troverà braccia aperte ad accoglierlo.