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«Alla luce di quanto accaduto nelle scorse settimane in diverse strutture che ospitano anziani, è doveroso rassicurare le famiglie e i cittadini e sincerarsi delle condizioni in cui queste persone, a volte anche particolarmente fragili, vengono accudite. Lo è ancora di più nel contesto di emergenza sanitaria che stiamo attraversando».
Con questa dichiarazione, la Presidente della Giunta Regionale, On. Jole Santelli, ha commentato l’invio degli ispettori che, per conto del Ministero della Salute, verranno ad indagare sull’operato di “diverse” Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) della Calabria.
«Ringrazio il vice ministro Sileri – ha chiosato in conclusione la Governatrice – per aver voluto approfondire la situazione calabrese accogliendo una richiesta che avevo personalmente caldeggiato nel corso del nostro ultimo incontro».
Uno stretto controllo, quindi, invocato dalla stessa Presidente, per fatti riguardanti il “trattamento” riservato agli anziani accuditi in “diverse” RSA, che tuttavia non chiarisce i motivi precisi dell’ispezione.
Di cosa si tratta? Quali sono le strutture messe sotto esame? Cosa è accaduto nelle scorse settimane?
Dare per scontato che si conoscano cronache e fatti, non pare un modo esaustivo per rassicurare famiglie, cittadini e ospiti anziani delle RSA.
Da queste dichiarazioni non possono essere tratti spunti utili a tutti i calabresi, eppure una Presidente dovrebbe pensare a tutti i suoi “amministrati”.
Ciò che è dato sapere, riguarda soltanto il fatto che il Ministero sia in avanscoperta per non meglio specificate indagini.
La speranza è che la stessa vaghezza non venga utilizzata nella comunicazione dei dati ufficiali riguardo l’emergenza da nuovo coronavirus Covid-19, perché ogni realtà territoriale abbisogna di specifici elementi per potersi determinare, compresi i numeri relativi ai tamponi effettuati e i risultati pervenuti.
Ma forse è chiedere troppo. Probabilmente basterà dire che: in “diversi” comuni sono in atto procedure di controllo mediante tampone, per le quali si ringrazia qualcuno che ha accolto una istanza “caldeggiata” (forse dallo stesso Covid-19).
