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I medici di famiglia, raccolti nel sindacato Smi, hanno preso una posizione in merito alla recente nota con cui, l’Azienda Sanitaria Provinciale (Asp), ha messo “paletti” attorno alla questione dell’appropriatezza prescrittiva di farmaci ed esami diagnostici.
Malgrado il periodo, pesantissimo su più fronti ma maggiormente avvertito sul piano sanitario, l’Asp è riuscita nell’impresa di interessarsi alle prescrizioni dei medici di base, veri e propri fari per molte famiglie che, stante l’entità della nota diramata, rischiano di “spegnersi”.
Per questa ragione, il Sindacato dei Medici Italiani ha inteso prendere una posizione netta, distante dai dettami dell’Azienda e un po’ critica nei confronti dei colleghi ospedalieri.
«In questo momento – scrivono dallo Smi – in cui gli ambulatori sono, sì, poco frequentati fisicamente dai pazienti, ma i medici di famiglia ricevono decine e forse centinaia di telefonate, espletano le visite urgenti, inviano telematicamente numerosissime ricette.
In un periodo in cui i medici di famiglia dispensano consigli e cercano di tranquillizzare pazienti, sempre più ansiosi e destabilizzati dall’epidemia e dalle notizie spesso sconfortanti sulla stessa, l’ASP non trova di meglio da fare – tra una miriade di circolari che mutano più del virus – che inviare una nota sull’appropriatezza prescrittiva, che sicuramente prelude a minacce di sanzioni per i sanitari in questione.
L’argomento è annoso e molto dibattuto, la soluzione per l’iperprescrivibilità e la mancata appropriatezza prescrittiva la si deve risolvere a monte, quando sarà tempo, e non ora!!!
I nostri dirigenti dovrebbero sapere, e lo sanno, che la inappropriatezza e l’iperprescrizione del medico di famiglia – quando c’è – è indotta nel novanta per cento dagli specialisti e dagli ospedalieri, che continuano da tempo immemorabile a fare quello che vogliono infischiandosene di note e limitazioni. Ma loro godono di una sorta di immunità.
Di questo se ne parlerà a tempo debito: NON ORA. Ora è il momento di dedicarci ad altro!!!
Ma questo “altro” lasciatecelo fare in santa pace e serenamente – conclude la nota – perché ne va di mezzo la nostra tranquillità e la salute dei nostri pazienti».
