Paola – VIDEO e FOTO – C’è un “abbraccio di brace” che sovrasta la città

Incastonata nella cosiddetta “catena costiera”, la città di Paola è un vero e proprio diadema. Guardandola dall’alto, si comprendono le ragioni per le quali coltiva sempre l’ambizione d’esser percepita come “reginetta del Tirreno”. Sinuosa come poche altre realtà, si estende su un territorio scosceso, una sorta di scogliera sulla terra ferma che declina a mare quasi all’improvviso. Non una vera e propria città “a picco” ma qualcosa che si avvicina al concetto.

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Appurato che non si parla di una “piana”, è facilmente comprensibile la preoccupazione all’origine delle foto e del video reportage che seguono, perché è innegabile considerare il pericolo cui è esposta la sua realtà urbana dal momento in cui, proprio sulle alture che la sovrastano, è sparita la vegetazione che da sempre ha costituito una barriera naturale contro gli smottamenti.

Oggetto di indiscriminati incendi, appiccati lungo i pendii che – da nord a sud – paiono cingere la città in un “abbraccio naturale”, gran parte della porzione collinare appare spoglia di erba, cespugli, arbusti e alberi, elementi inceneriti da interventi dolosi che paiono seguire un perimetro circoscritto agli appezzamenti di terra immediatamente più vicini agli insediamenti abitati.

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L’area su cui le fiamme hanno divampato è enorme, nascosta agli occhi soltanto perché incuneata all’interno di avvallamenti generati da aste fluviali che, fortunatamente, con la loro presenza hanno costituito vere e proprie lingue “taglia fuoco”, capaci di non fare avanzare i roghi in altre aree più densamente caratterizzare dalla presenza di boscaglia.

Facendo una stima “ad occhio”, la superficie bruciata che affaccia su Paola, è calcolabile in una percentuale a doppia cifra rispetto all’intero territorio montano, con lingue di cenere che si estendono per chilometri quadrati fin quasi alla sommità delle montagne, quindi ben oltre i confini generalmente (e colpevolmente) tollerati per le “roventi” esigenze del pascolo.

Pare quasi che l’azione piromane, condotta lungo crinali delimitati quasi con la squadretta, segua una direzione “intimidatoria”, concentrata su parti ben definite e caratterizzate da un’estrema ripidità del suolo che, con le piogge degli ultimi giorni, potrebbe facilmente dar vita a fenomeni finora mai neanche considerati (è indubbia infatti la correlazione tra la scomparsa della vegetazione e l’insorgenza di calamità quali frane, smottamenti e vere e proprie alluvioni).

Chiunque abbia appiccato il fuoco sulle montagne, non pare averlo fatto “semplicemente” (e si ribadisce comunque e sempre “colpevolmente”) per garantire nutrimento alle greggi, questa volta sembra esserci qualcosa di più, forse una vera e propria “sfida”, probabilmente diretta addirittura alle istituzioni che dovrebbero sovrintendere alla tutela forestale del territorio.

Magari è solo una suggestione, o magari tutto ciò che è stato perpetrato sulle montagne è solo frutto di vandalismo fine a se stesso. Si, magari.

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About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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