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I Medici di Smi: «categoria ormai provata e stanca. Sola, ma non sconfitta»

È un quadro impietoso quello tracciato dalla Dottoressa Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani (Smi), che in una lettera rivolta al Presidente FNOMCeO, Dr. Filippo Anelli, denuncia il gravissimo tributo versato dalla categoria dei medici e infermieri italiani, in termini di morti lasciati sul campo dell’emergenza sanitaria in corso.

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Numeri impietosi, che collocano l’Italia al primo posto di un gruppo che vede la Germania piangere 22 vittime, l’Inghilterra 36, la Francia 50 e la Spagna 63, perché dalle Alpi allo Stretto e sulle Isole, i medici e gli infermieri italiani hanno seppellito 219 loro colleghi.

Un numero enorme se rapportato al resto, una forbice larghissima che rischia di tagliare, ulteriormente, il filo su cui è tesa gran parte dell’offerta sanitaria nazionale.

Di seguito il testo della lettera che il Segretario Generale Smi ha indirizzato al Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO).

«Gentile Presidente,

Caro Filippo,

Scrivo a te come massima espressione istituzionale della professione medica.

Ho molto apprezzato le tue esternazioni pubbliche quando hai commentato in maniera positiva le due sentenze del TAR del 16 novembre 2020 e del 24 novembre 2020 che hanno condannato la regione Lazio perché inadempiente rispetto ad una legge dello Stato volta ad impedire il diffondersi del contagio sul territorio tramite la costituzione delle Usca

Abbiamo esultato, perché è stata una vittoria dei cittadini nel vedersi riconoscere il diritto ad una maggiore tutela.

Da qui si è scatenata una campagna massmediatica denigratoria senza pari verso una categoria, quella medica, che continua a combattere a mani nude contro un nemico invisibile, letale; categoria che lascia sul campo tanti morti, troppi.

Duecentodiciannove, lo sai bene perché il sito della FNOMCeO ne tiene puntualmente il conto.

Troppi se confrontati al personale sanitario ( medici ed infermieri ) deceduto in Germania (22) Spagna (63) , in Inghilterra (36) Francia (50).

Questo per capire la proporzione, anche se gli elenchi non sono esaustivi.

È chiaro che qualcosa non ha funzionato e non sta funzionando.

E mentre siamo qui a piangere i nostri morti, ultimo in ordine di tempo Nazareno Catalano, Presidente Smi Toscana, e a cercare di portare una parola di conforto alle famiglie ( si perché anche i medici hanno dei figli, dei mariti, delle mogli, dei genitori, degli amici ) siamo sottoposti ad una gogna mediatica senza precedenti.

Solo perché abbiamo cercato di far valere il diritto, per i nostri pazienti, ad un’assistenza migliore, assistenza che passa anche attraverso una maggior tutela degli operatori sanitari. Perche’ se continueranno ad infettarsi medici ed infermieri non sarà possibile più nessuna assistenza.

La Regione Lazio ha ritenuto di dover impugnare le due sentenze e ricorrere al Consiglio di Stato. Accanto alla Regione Lazio si è costituita la Regione Puglia ed il Codacons

“Perché rischia di saltare l’assistenza ai cittadini “ hanno affermato da più parti, nel commentare, in maniera distorta, la sentenza.

Quando mai è saltata? I nostri studi sono sempre stati aperti, le visite domiciliari evase, una massiccia campagna vaccinale è stata fatta, anche a domicilio, nonostante il covid.

Abbiamo dato disponibilità dodici ore al giorno, sette giorni su sette, abbiamo accolto pazienti respinti da ospedali e ambulatori specialistici i quali hanno ridotto l’attività ordinaria a causa del covid, abbiamo assolto alle funzioni degli uffici di igiene e sanità pubblica perché carenti di organico, assistiamo puntualmente, a domicilio, il 96% dei pazienti ammalati di covid.

Senza mai lamentarci, mentre in Francia e Germania medici ed infermieri sono scesi in piazza ed hanno scioperato.

Non abbiamo mai protestato, abbiamo lavorato, ci siamo ammalati, siamo morti, in silenzio, nell’indifferenza delle istituzioni e dell’opinione pubblica.

I nostri cari non hanno avuto diritto neanche alla magra consolazione di un indennizzo simbolico. Un gesto di riconoscenza da parte di una classe politica che non ci merita.

La situazione è questa!

L’impugnativa della sentenza, da parte della Regione Lazio, è l’ennesimo colpo basso ad una categoria ormai provata e stanca. Sola, ma non sconfitta.

Ti chiediamo di essere al nostro fianco, in maniera concreta, nelle aule dei tribunali per sostenere, attraverso noi, i diritti dei nostri pazienti.

In attesa di un tuo cortese riscontro ti invio cari saluti»

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