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Paola – Il sindaco Perrotta si adegua alle disposizioni Tar sulle scuole e scrive ai cittadini

Lettera “aperta” del sindaco di Paola, avv. Roberto Perrotta,  in merito al ripristino della didattica “in presenza” presso le scuole di competenza comunale. Le immagini col testo della missiva sono state pubblicate su Facebook nella giornata di ieri

Cari concittadini,

con decreto n. 632 del 02.12.2020 il Presidente della Sezione Prima del TAR Calabria ha sospeso l’ordinanza sindacale n. 663, emessa in data 29.11.2020 e successivamente prorogata per ulteriori quattro giorni, precisamente dal 30 novembre al 3 dicembre, con la quale ho inteso sospendere le attività didattiche in presenza per le scuole dell’infanzia, le scuole primarie e le scuole secondarie di primo grado al fine di contenere l’epidemia dal Covid-19.

Il provvedimento monocratico del TAR Calabria è stato emesso su ricorso presentato da 11 cittadini padani e fa seguito, peraltro, ad altre due impugnative, entrambe accolte dal giudice amministrativo in fase cautelare, di altrettante ordinanze (una sindacale ed una regionale) che, analogamente, disponevano la sospensione delle attività didattiche in presenza per le medesime finalità succitate.

Alla luce di tale copiosa e rapida attività giudiziaria amministrativa, definita in prima battuta con successo, ogni ulteriore provvedimento emesso dal sottoscritto a tutela della salute pubblica diventerebbe fazioso ed esporrebbe la città di Paola ad un’attenzione mediatica negativa che non merita, considerati gli intendimenti positivi dei provvedimenti posti in essere che, se procrastinati, verrebbero male interpretati e ridotti ad uno sterile “braccio di ferro” che non ho mai voluto.

Mi risulta difficile non osservare, sebbene fugacemente, che moltissimi sindaci calabresi hanno adottato ordinanze contenenti non solo dispositivi analoghi a quelli delle nostre ordinanze ma addirittura prive di motivazione, di istruttoria e di ogni riferimento alla gravità dell’andamento epidemiologico del territorio e, ciò nonostante, tali ordinanze sono rimaste “in piedi”, perché in quei territori nessuno ha pensato di valutare la lesione del diritto all’istruzione, ma solo la gravissima ed eccezionale pandemia che giustificava, ampiamente, ogni provvedimento tendente a ridurne le conseguenze. Del resto, basterebbe osservare i diversi orientamenti degli uffici giudiziari, per rendersi conto dello sforzo interpretativo a cui ognuno è chiamato in queste eccezionali circostanze.

In ogni caso, al di là dei motivi dei ricorsi e di quelli contenuti nei provvedimenti monocratici giudiziari di sospensiva, sui quali non ritengo opportuno soffermarmi non volendo travalicare l’ambito delle mie competenze, ma che saranno oggetto di confronto nella pertinente sede giudiziaria, penso sia invece doveroso spiegare, spiegarvi, le ragioni che, pur non emergendo nelle ordinanze impugnate in modo prevalente, mi hanno indotto, in scienza e coscienza, a privare della didattica in presenza, per un contenuto periodo di tempo, una parte degli alunni del territorio che amministro: la precauzione e la prudenza.

Nessuno può dire cosa sarebbe successo se le scuole fossero rimaste aperte nei periodi coperti dalle ordinanze. Di certo, oggi tutti possiamo dire che l’epidemia da Covid – 19 non è dilagata nel mondo della scuola, con le conseguenze che ne sarebbero scaturite in termini di ulteriori contagi. Mi duole che non sia stato preso in considerazione lo scarto temporale intercorrente tra la positività risultante dalla processazione dei tamponi rapidi, rispetto ai dati ufficiali comunicati giornalmente dall’ASP; soltanto questa considerazione basterebbe per capire i ritardi a cui si sarebbe andati incontro e le relative conseguenze, ma capisco che la diversità di ruoli comporta anche diversità di vedute.

Anche per questa considerazione, ho ritenuto che la prevenzione fosse la strada maestra da seguire per contenere il più possibile 1 ’andamento epidemiologico, considerando che la crescita esponenziale dei casi avrebbe messo in percolo l’incolumità delle persone e avrebbe fatto collassare la sanità calabrese. Non sfugge, infatti, che il motivo per il quale la Calabria è rientrata nelle c.d. regioni rosse non è stato soltanto per il numero dei contagi, ma anche e soprattutto per la valutazione complessiva della situazione sanitaria, tutt’altro che rassicurante.

Oggi, la situazione sanitaria rimane preoccupante, anche se la stabilizzazione della curva del contagio, ci consente di essere più sereni; ciò nonostante, la ripresa dell’attività scolastica in presenza, mi lascia forti dubbi e mi suscita grandi interrogativi, anche alla luce dei provvedimenti di altri sindaci che hanno procrastinato, senza che si sia levato un pur timido segnale di dissenso, il ritorno a scuola al 7 gennaio. Mi lascia fiducioso, però, il consueto impegno di tutti gli interessati, (genitori, alunni e personale scolastico) affinché le ormai note regole di comportamento anti – Covid siano rispettate con rigore e senso di responsabilità. A tal proposito, voglio ribadire il mio grazie al mondo della scuola: alle dirigenti, ai docenti e a tutto il personale che, con l’ausilio dei nostri uffici, avevano preparato e continuano a preparare aule sicure ed accoglienti. A loro chiedo anche scusa, perché

qualcuno per colpire me, ha messo in discussione il loro operato, nonché l’offerta formativa degli istituti scolastici. Scuse estese a tutti i genitori che sopportando con pazienza, ansie, sacrifici e timori, hanno interpretato nella maniera opportuna il motivo che stava alla base delle nostre decisioni. Le scuse, ovviamente, non le porgo a chi ha usato, inopinatamente la parola vergogna per difendere le proprie opinioni e per infangare le scelte altrui; a loro auguro soltanto che gli accadimenti futuri non li debbano mai far pentire della gravità e della gratuità di simili affermazioni.

Per quanto mi riguarda, invece, Paola rimarrà sempre al primo posto nei miei pensieri e non ci sarà minaccia di risarcimento danni, capace di farmi indietreggiare di fronte all’assunzione delle mie responsabilità: ribadisco, infatti, l’impegno a vigilare sull’evolversi della situazione cittadina con la scrupolosa attenzione del buon padre di famiglia, ancor prima che di Sindaco. Nessuno dei due ruoli infatti, se interpretato nel modo giusto, può mai far venir meno ai propri doveri. Spero che, almeno di questo, nessuno si dolga.

In ultimo, vorrei ringraziare l’Aw. Massimo Fiorita che mi ha sostenuto, assieme alla grande famiglia del Comune, con consigli e pareri e che, per difendere l’Ente, ha preteso la parcella simbolica di un solo euro. Anche in questi atteggiamenti, ognuno può cogliere le differenze e le sottigliezze che vuole.

A voi, cari concittadini, il mio saluto affettuoso e riconoscente.

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