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Paola – Il Consiglio approva il Bilancio. RBC: «Ente avviato al dissesto»

Nota della compagine consiliare paolana “Rete dei Beni Comuni” (RBC), rappresentata nell’aula “Lo Giudice” dal capogruppo Francesco Giglio

 

Dopo la giunta, anche il Consiglio comunale, con il voto dei consiglieri di maggioranza PD e PSI, è stato costretto a certificare lo stato di decozione finanziaria del Comune.

Al di là dei maldestri tentativi di negare l’evidenza, è stata proprio la Giunta comunale, guidata dall’assessore al bilancio, nonché sindaco di Paola, Roberto Perrotta, a deliberare il consuntivo 2020 ratificato lo scorso 14 settembre in consiglio comunale che chiude con i conti in rosso.

Da due parametri negativi nel 2019 si è passati a quattro, comportando a norma dell’art 243 del Tuel la dichiarazione dello stato di deficit strutturale.  A distanza di 5 anni, la città di Paola sarà costretta ad affrontare un nuovo e doloroso dissesto finanziario che comporterà l’aumento delle tasse e il blocco di tutte le assunzioni.

All’incapacità amministrativa si accompagna l’incredibile atteggiamento di chi – negando l’evidenza – non ha apportato nel bilancio di previsione 2021 gli opportuni correttivi, quindi avviando l’Ente al dissesto.

A preoccupare è la mole dei debiti “non emersi”, come ad esempio lo spostamento del finanziamento dalla scuola di Baracche a quella di Sant’Agata che, in assenza di autorizzazione ministeriale, costituirà un nuovo debito fuori bilancio.

Infatti, da oltre un anno a questa parte, i debiti fuori bilancio sono ritornati a crescere del 35%, superando il milione di euro e sfiorando complessivamente i quattro milioni. A questa cifra occorrerà aggiungere i debiti pregressi, i nuovi mutui accesi e le anticipazioni di liquidità. Tutto ciò ha riportato la città di Paola alla medesima situazione del 2012, insostenibile dal punto di vista finanziario e politico.

L’aumento dei debiti fuori bilancio è il segno evidente dell’incapacità di tenere sotto controllo i conti. Eppure il Bilancio di previsione 2020 era stato approvato anche lo scorso anno a settembre e sino a quella data la spesa, gestita in dodicesimi, andava inserita in bilancio.

Delle due l’una: o la spesa fuori bilancio è stata effettuata tutta nell’ultimo quadrimestre oppure il bilancio di previsione non conteneva tutta la spesa già effettuata pure in violazione del limite dei dodicesimi.

La triste verità che emerge è che nessuno dei parametri potrà migliorare nel 2021, nonostante la previsione del raddoppio della riscossione coattiva IMU. Ciò comporterà una nuova voragine e l’introduzione di nuove tasse come l’IMU sui terreni. Così come ritorneranno a crescere tutte le altre tasse comunali per far fronte alla copertura dei costi dei servizi essenziali e a domanda individuale (come scuolabus e mensa scolastica). Tasse, come quella sull’idrico, per ora solo temporaneamente congelate con i precedenti valori ma l’Ente – a tal proposito – ha già ricevuto precise direttive dai Revisori dei Conti. Tutto questo nonostante circa 3 milioni di trasferimenti in più – oltre rimborsi vari – elargiti nel 2020 e nel 2021 dallo Stato per fronteggiare la crisi scaturita dalla pandemia di Coronavirus. Ci sono poi molti costi rinviati a cominciare dai 500 mila euro della tariffa idrico e non è stata finanziata restituzione caro bollette disposta da ARERA.

Così come non compaiono in bilancio i fondi ricevuti per concedere sgravi fiscali: non risultano inseriti né i 148.000 euro per sgravi tari alle imprese né i 210.000 (fondo alimentare) che avremmo potuto utilizzare per fornire degli aiuti immediati e concreti alle famiglie in difficoltà. Diritti questi riconosciuti dallo Stato, senza necessità di alcuna istanza da parte dei cittadini.

Alla situazione già di per sé disastrata, come anticipato, occorre aggiungere i circa 8 milioni di euro lasciati dalla OSL e trattenuti dall’Amministrazione Perrotta per pagare tutti i debiti residui del precedente dissesto. Somme che, per ogni giorno in più che restano giacenti sul conto corrente del Comune, paghiamo ingenti interessi. Anche in questo l’amministrazione sta dimostrando palesi incapacità nella gestione dei pagamenti, raddoppiando i tempi per le transazioni e trattenendo immotivatamente tali somme. Eppure il Ministero dell’Interno era stato chiaro. Le somme in eccesso andavano restituite!

Infine, altra grave conseguenza è il blocco delle assunzioni, anche questo negato dalla maggioranza, sebbene espressamente indicato nel rendiconto di gestione: allo stato di deficit strutturale consegue la necessità di sottoporre ogni atto al parere del Comitato centrale come previsto dall’art. 243 del TUEL e ribadito dalla Corte dei Conti.

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