Cos’è che sia accaduto ieri nell’aula “Lo Giudice”, quando – tra la prima e la seconda votazione per eleggere il presidente del Consiglio Comunale di Paola – nel giro di pochi minuti è “evaporato” un voto a favore di Maria Pia Serranò, è un mistero forse destinato a rimanere tale.
Seguendo la logica degli interventi succedutisi dopo la nomina della capogruppo di “Grande Paola”, appare chiaro che diversi consiglieri, malgrado i sinceri auguri formulati alla neopresidente, hanno manifestato insofferenza per un’elezione avvenuta in un contesto che ha palesato l’implosione della coalizione di governo cittadino.
Emblematico un passaggio del consigliere Francesco Sorace: «A me dispiace non averti potuto votare – ha dichiarato rivolgendosi alla Serranò – tu sai l’affetto e la stima che mi lega a te e a alla tua famiglia però purtroppo non sono stato messo nelle condizioni di poter esprimere il mio voto a tuo favore, e quindi mi sono astenuto».
Praticamente, tutti coloro non ascrivibili all’insieme dei “perrottiani” (gruppo ora composto, con l’annessione di Maria Pia Serranò, dallo stesso sindaco e dai consiglieri Aloia, D’Andrea, Grupillo e Ollio), pur manifestando rispetto per la decisione assunta, hanno chiaramente espresso il loro dissenso rispetto alla prosecuzione di un’amministrazione priva della credibilità dei numeri.
Questa semplice considerazione dovrebbe bastare a giustificare le undici schede bianche comparse ieri dall’urna elettorale, rappresentazione “plastica” dei rapporti di forza vigenti in quel dato momento nell’aula. In un contesto di 16 votanti, al sindaco – che non ha preso parte alla votazione – sono stati consegnati 5 consensi, che però tutto possono dirsi meno che “cristallini”.
A far dubitare sulla reale compattezza del quintetto, un solo appunto: come mai alla prima votazione le schede bianche sono state 10 e i voti per la Serranò sono stati 6?
Chi ha “ripensato” alla sua scelta, lo ha fatto perché non in condizione di poter proseguire? Oppure tale situazione si è originata per una precisa strategia?
Lo scenario è talmente frammentato da generare svariate combinazioni, includendo finanche la possibilità che il “franco tiratore” possa essersi annidato all’interno dello “zoccolo duro” a sostegno di Perrotta. In quest’ottica si tratterebbe di vera e propria strategia, finalizzata a non consegnare nelle mani di qualche “pontiere”, il merito per aver ottenuto il consenso anche da chi, per mandato elettorale, dovrebbe essere stato ostile.
Una cosa è certa, più di uno ieri sera ha compreso che a Paola è iniziata la campagna elettorale.