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Paola – Maggioranza naufragata: per Rbc e Progetto Democratico è la fine

Gli ex “Limardiani” di Rete dei Beni Comuni (RBC) e i “Falbiani” di Progetto Democratico, vanno alla carica dell’ex maggioranza “di Salute Pubblica”.

Sgretolatasi come il crinale su cui poggiava la strada per salire a Piano Torre, la coalizione a sostegno del sindaco Roberto Perrotta è ormai una slavina informe, scossa dalle scissioni interne che oggigiorno vedono 6 consiglieri (su undici) in netta opposizione ai loro compagni di viaggio (5 che diventano 6 se si considera la presidente Maria Pia Serranò).

In questo contesto balcanizzato, i due movimenti, che nel 2017 erano nettamente in contrapposizione agli attuali inquilini del Sant’Agostino, hanno ripreso a soffiare forte il vento della polemica, sventolando l’eventualità delle dimissioni come unico atto amministrativamente sensato in questo momento.

Questa la posizione di Progetto Democratico:

«Dopo essere andato numericamente sotto per tre volte, aver ascoltato dichiarazioni di “esperienza politica e amministrativa terminata” da una fetta della (ormai ex) maggioranza  e aver concluso anticipatamente i lavori per l’ennesima mancanza del numero legale, qualunque altro Sindaco avrebbe tratto le conclusioni. A Paola invece si fa finta di nulla o, peggio, si vuole far ricadere la colpa su una minoranza rea soltanto di essere rimasta con la schiena dritta e al proprio posto fin dal primo momento. Noi di Progetto Democratico siamo molto preoccupati del vuoto amministrativo che ci aspetta nei prossimi mesi e l’unica soluzione che auspichiamo sono le immediate dimissioni da parte del Sindaco!».

Sulla stessa lunghezza d’onda la Rete dei Beni Comuni, che ha articolato la sua contrarietà in più interventi, andando a toccare anche la spinosa questione della Tari:

«L’ultimo consiglio comunale ha certificato “la fine delle maggioranze” (sia la parte di sinistra, sia la parte di destra) che continuano ad occupare il palazzo da separati in casa. Quanto è successo lo hanno visto tutti, anche se ancora una volta si è cercato di buttare fumo negli occhi cercando, invano, di coinvolgere la minoranza, composta da anime diverse ma certamente più unita e compatta soprattutto per l’imprescindibile esigenza di arginare una amministrazione incapace. Ecco perché rispediamo al mittente, come fatto in consiglio, il patetico tentativo di taluni di sminuire le nostre dichiarazioni che si rivelano invece sempre vere e documentate. La necessità di mantenere posizioni di forza ha portato all’elezione di un presidente con 5 voti – che non può essere di tutti – ma rappresentante di una parte arroccata sul lato destro di “queste maggioranze”. Anche gli altri consiglieri di minoranza hanno avuto modo di rappresentare le loro perplessità sulla Variante al Piano spiaggia che mal si concilia con tutto il resto, a cominciare dal progetto del porto ma soprattutto con le imminenti e imprescindibili modifiche normative. Lo avevamo preannunciato e puntualmente siamo stati buoni profeti visto che hanno tentato di utilizzare il Piano spiaggia come pretesto, spauracchio, per eleggere il presidente del consiglio. E mentre a Paola si consumava questo siparietto firmato Perrotta, un altro Consiglio, quello di Stato, con le sentenze nn. 17 e 18 pubblicate lo stesso martedì 9 novembre, ha affermato che “[…] la perdurante assenza (nonostante i ripetuti annunci di un intervento legislativo di riforma, mai però attuato) di un’organica disciplina nazionale delle concessioni demaniali marittime genera una situazione di grave contrarietà con le regole a tutela della concorrenza imposte dal diritto dell’Ue, perché consente proroghe automatiche e generalizzate delle attuali concessioni (l’ultima, peraltro, della durata abnorme, sino al 31 dicembre 2033), così impedendo a chiunque voglia entrare nel settore di farlo […]”. Questa decisione ha mantenuto in sospeso anche il Governo del premier Draghi, in attesa di disciplinare in maniera organica tutto il comparto all’interno del c.d. pacchetto liberalizzazioni sollecitato dalla UE per liberare i primi fondi del PNRR. In estrema sintesi, proprio la sentenza del Consiglio di Stato avrebbe consentito la proroga delle concessioni in essere e l’affidamento temporaneo dei nuovi lotti in attesa dei provvedimenti governativi sulla nuova disciplina organica del settore sollecitata dalla UE… altrimenti niente PNRR. Dopo l’approvazione della variante, avvenuta invece per scopi ed intenti ben diversi, ora occorre emanare un nuovo bando per tutte le concessioni demaniali con il rischio di ricorsi e/o censure stante la necessità di attendere la nuova disciplina in materia. Soprattutto c’è l’incertezza per gli operatori di investire ingenti risorse ma al buio. Esiste una via d’uscita che è quella di prendere tempo, in attesa di risposte. È evidente che non c’era fretta, l’importante era mantenere il potere».

E sulla Tari, il movimento politico rappresentato in Consiglio dall’avvocato Francesco Giglio, aggiunge:

«In queste ore i cittadini stanno ricevendo le bollette contenenti la nuova tariffa sui rifiuti. Inutile ricordare che quando in Consiglio avevamo preannunciato l’aumento della tariffa, Sindaco e dirigente, facendo dell’ironia, hanno risposto che al massimo ogni famiglia avrebbe pagato solo 8 euro in più. Le bollette parlano chiaro e come sempre la verità è venuta fuori. Se l’aumento vi sembra considerevole, il prossimo anno sarà ancora di più. Vista la situazione è arrivato il momento di essere responsabili. Per questo motivo ci sentiamo in dovere di rivolgere un pubblico appello alle altre forze di minoranza e ai consiglieri del PD, nel rispetto del ruolo e delle posizioni da ciascuno assunte, nel rassegnare le proprie dimissioni quale atto di sfiducia nei confronti del “metodo Perrotta”. Più questo sindaco resterà incollato alla poltrona, più i danni da lui prodotti diventeranno irreparabili. È tempo di avviare una nuova stagione politica!».

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