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Se la maleducazione è più forte del covid: la storia di un medico maltrattato

Il medico che non intenda prestare la propria opera in favore di un assistito può in ogni tempo ricusare la scelta dandone comunicazione alla competente Azienda. Tale ricusazione deve essere motivata da eccezionali ed accertati motivi di incompatibilità ai sensi dell’art. 8, comma 1, lett. b), D.L.vo n. 502/92 e successive modificazioni ed integrazioni. Tra i motivi della ricusazione assume particolare importanza la turbativa del rapporto di fiducia. Agli effetti assistenziali la ricusazione decorre dal 16° giorno successivo alla sua comunicazione. (tratto dall’Accordo Collettivo Nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale ai sensi dell’art. 8 del d. Lgs. N. 502 del 1992 e successive modificazioni ed integrazioni)

Lettera di un Dottore di Famiglia

Sono un medico di famiglia e svolgo questa professione da ormai 40 anni. Mai come in questi ultimi due anni il mio lavoro è diventato così pesante ed intenso, a volte insopportabile: telefonate, Whatsapp, visite a casa e in ambulatorio, vaccinazioni e tamponi e certificati e attestati e domande (anche per strada) si moltiplicano.

Non c’è tregua: dalle 8 alle 23 non ho il tempo neanche di rispondere ad una telefonata che ne ricevo, o devo farne, un’altra. E le istituzioni che non rispondono e la gente esasperata che può parlare solo con chi l’ascolta e spesso chi li ascolta siamo noi, medici di base, che dovremmo essere i garanti del buon funzionamento del sistema sanitario (sic).

Lo so, è il mio lavoro … e bisogna accettare anche questi momenti difficili con molta gente in preda al panico….

Qualche giorno fa sono stato chiamato da una Signora no vax (lei e famiglia) perché il coniuge aveva febbre e tosse da qualche giorno. Mi ha riferito che ha fatto due tamponi per il COVID, tutt’e due negativi. «Tranquillo, non ha il COVID»,  mi dice. Rispondo che, vista la situazione, a distanza di due giorni, è opportuno fare un terzo tampone. Consiglio la terapia e le raccomando di stare calma perché si lamenta che sono abbandonati da tutti.

Vigilia di Natale, ore 11.00, «Dotto’, io chiamo il 118…» … «No signora, vengo io».

Mi presento, protetto come posso, a casa. Visito il paziente, ripeto che deve fare un tampone. Vorrei prescrivere delle penicilline a fiale intramuscolari per un lieve impegno bronchiale, ma mi risponde che nessuno sa fare “punture” e nessuno va a casa. Opto per la terapia per bocca, a mio parere abbastanza efficace.

Vigilia di Natale, ore 15.00, Whatsapp: «Dottore, mio marito è positivo. Non mi posso perdonare di avervi fatto venire a casa»… «Continui con la terapia. Pazienza farò un tampone pure io» (pazienza se non potrò abbracciare! i miei figli che non vedevo da mesi e passerò il Natale un po’ isolato….)

Non convinta, la Signora convoca un professionista della zona che “completa” la terapia con 3 o 4 integratori e mi manda per whatsapp la “lista della spesa” per la prescrizione. Da allora nessuna notizia.

Se non che…

«Vi spiego l’amara verità sulle tante persone ammalate di covid… Vieni abbandonata da tutti, ti ritrovi in una situazione dove devi combattere con l’ansia, la paura       I dottori dell’Usca si fanno sentire solo x accertarsi della positività, ti danno quarantena e spariscono nel nulla. Il dottore di famiglia, neanche una telefonata per seguire un paziente, di visitarti nn è assolutamente possibile, i suoi pazienti servono solo x fare numero nel suo stipendio….».

La Signora e la sua famiglia No vax che ha ricevuto la visita la Vigilia di Natale, che è stata seguita per telefono, a cui è stata prescritta una terapia risultata efficace (mi verrebbe da dire nonostante gli integratori),visto che il marito sta bene, da oggi ha nuovo un medico di famiglia …(la ricusazione dei pazienti è prevista dalla convenzione).

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