Assistita dall’avvocato Francesco Sapone, la giovane paolana Simona Tundis è riuscita a risolvere un problema che, sentenza alla mano, non avrebbe assolutamente dovuto riguardarla, tant’è che secondo quanto disposto dalla Corte d’Appello di Catanzaro, le è spettato finanche il risarcimento dei danni.
La ragazza, secondo quanto vergato dai giudici catanzaresi, ha «sofferto ingiustamente di 3 giorni in misura della custodia cautelare in carcere, presso l’istituto di Pena di Castrovillari», per via di un arresto scaturito da un controllo dei Carabinieri nel marzo del 2018. A quel tempo, i militari dell’Arma, in seguito ad un’informazione da “fonte confidenziale”, e in virtù di sospetti poi concretizzatisi nel rinvenimento di sostanza stupefacente all’interno dell’appartamento in uso al suo compagno, hanno “incluso” la donna nell’operazione di fermo solo perché, in quel periodo, frequentava e veniva ospitata presso l’abitazione, ignara di ciò ne veniva “occultato” all’interno.
Associata così al blitz, per Simona Tundis è iniziato un calvario che, in una realtà provinciale come quella vissuta a queste latitudini, ha comportato effetti devastanti per la sua persona: conseguenze psicologiche, esistenziali ed anche economiche, perché – tra l’altro – è stata anche allontanata dall’attività lavorativa che la vedeva impegnata all’epoca.
Enormi sono state le difficoltà sorte all’interno della sua famiglia, tali da costringerla ad affrontare un percorso psicoterapeutico, ancora oggi sostenuto con cadenza settimanale.
Simona Tundis, persona incensurata e del tutto estranea ad ambiti malavitosi o frequentazioni con pregiudicati, malgrado la condotta irreprensibile e priva di qualunque opacità, si è ritrovata – suo malgrado – nella spiacevole condizione che è propria dei delinquenti abituali, una posizione che fortunatamente la Corte d’Appello di Catanzaro ha provveduto a rettificare, rimettendo a posto, almeno dal punto di vista burocratico e formale, le cose. Anche se sul piano esistenziale e psicologico il cammino sarà più lungo. Purtroppo.