antonella bruno ganeri

Paola – Queste elezioni viste dalla Ganeri: «Basta con le Paola “blablabla”»

Nell’ambito della campagna elettorale attualmente in corso, considerato l’ampio e “diretto” impegno di varie personalità che in passato hanno ricoperto ruoli istituzionali, una voce in grado di interpretare – col minor grado di partigianeria – il presente politico, è parsa quella di un sindaco che ha vissuto il passaggio tra un secolo e l’altro, gestendo l’ingresso nel nuovo millennio anche nelle vesti di Senatrice della Repubblica.

Ad Antonella Bruno Ganeri, indimenticata prima cittadina di una Paola che sembrava poter ambire a qualsiasi traguardo, abbiamo chiesto un’analisi di quanto sta maturando in prossimità del 12 Giugno, quando nelle urne si esaurirà il “primo turno” delle amministrative.

Di seguito la risposta.

Guardando la geografia elettorale del comune di Paola, che giorno 12 giugno si accinge a rinnovare l’amministrazione comunale, si ha l’impressione che un evento straordinario si sia abbattuto sulla città. Un terremoto, uno tsunami, che abbia costretto i candidati, quasi tutti, ad aggrapparsi al primo relitto a portata di mano per non soccombere.

Non c’è logica in questa geografia, non si trova una chiave di lettura, si è di fronte ad uno sconvolgimento totale. Si intravvedono faide familiari, un padre di qua e un figlio di la, chi prima stava li, ora lo trovi qui. Né i confronti che si svolgono periodicamente danno spiegazioni plausibili, anzi, al contrario, sono piuttosto la fiera dell’ovvietà e dell’ipocrisia.

Sono scomparsi tutti i simboli di partito. Ma i partiti non ci sono più, direte voi. Certamente, non ci sono più i partiti di una volta, ma esistono quelli di adesso, spesso contenitori vuoti e autoreferenziali.

La verità è che sono spariti i simboli, tranne qualcuno, ma non le persone che si sono mimetizzate in liste con nomi accattivanti: “La nostra Paola”, “la Paola che vogliamo”, e bla bla bla; in una miscellanea che dà un quadro sconfortante, in cui c’è un grande assente, un convitato di pietra, la Città di Paola.

Tutti dicono di amarla, di volerla rinnovare, di farne il gioiello dell’alto Tirreno… ma queste grandi idee di rinnovamento, dai programmi non si evincono. Tutte parole ampollose che vogliono tutto e il contrario di tutto, ma dietro alle quali si nascondono – non troppo bene per la verità – ambizioni personali, voglia di rivalsa, senso smisurato dell’ego. C’è il furbetto che, manipolando il partito, con cui non ha alcuna appartenenza (avendoli, tra l’altro, girati tutti) che all’ultimo minuto fa saltare il tavolo perché intravede una possibile, anzi quasi certa, sua sconfitta. C’è chi, presentatosi a sinistra cinque anni fa, oggi si presenta con la “destra destra” e non dà alcuna spiegazione. C’è chi sogna che la carica di sindaco diventi ereditaria, senza alcuna capacità di valutazione del proprio operato, e attribuendo sempre agli altri errori e responsabilità. C’è pure chi si appella ancora a plenipotenziari, ritenuti tali, vecchi tromboni della politica, che da fuori Paola sembrano voler decidere delle sorti della nostra città. C’è infine un lieve, impercettibile, sapore di massoneria. Si rendono così attuali, più che mai, le parole del “Gattopardo”: «tutto deve cambiare perché tutto resti tale e quale».

E poi ci sono i giovani, tutti ne parlano ma nessuno vuole dare loro spazio, nessuno è disposto a farsi da parte per farli provare. Sono i giovani del volontariato, delle battaglie per i beni comuni, per la legalità, per una visione nuova di città e di comunità. Rappresentano la cittadinanza attiva, quella che è disposta a mettersi in gioco senza sponsor dall’alto, con le sole forze delle idee. Ci fanno sperare che la politica torni ad essere “passione”, che possa dare una scossa di adrenalina a questa città, da anni ormai rassegnata, spenta, indifferente.

“Le città amano essere amate” diceva Simone Weil.

Ecco, mi sembra che questi giovani si muovano spinti da un autentico amore per la città. Sono una luce all’orizzonte, mettiamoli alla prova.

Faranno certamente meglio di noi.

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