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Alta Rapacità – Dal Comitato l’ennesimo monito: “Prima alla Cassa!”

Riceviamo e pubblichiamo dal neonato comitato il terzo contributo al Dibattito Ammaestrato:

ORGANO DI AUTODIFESA DEL COMUNE DI PAOLA DAI VOLANI DI SVILUPPO

Sede legale: In corso di esproprio

Rappresentante: ad avercene

ALTA RAPACITÀ? PRIMA ALLA CASSA!

Nei prossimi giorni, oltre al ritornello dello sviluppo del Sud bloccato dalla mancanza di quel feticcio chiamato Alta Rapacità, qualcuno ripeterà fino alla nausea: i treni in Italia costano poco, come anche la sanità è pubblica, pertanto non bisogna sabotare! Ne va della salute e dello sviluppo. Conseguenza logica: è bene regalare ogni anno 7-8 miliardi di Euro alle Ferrovie perché possano vantarsi dell’attivo in bilancio. È il solito, eterno alibi di faccendieri e lestofanti di Stato.

I risultati, al Sud, li avete sotto gli occhi. Li avete toccati con mano nei viaggi in Intercity notte dalla Sicilia, o ad aspettare sotto il sole in chissà quale landa della Jonica calabrese. Li leggete sui giornali locali quando esce lo scandalo sulla mancata manutenzione, o nei comunicati sui finanziamenti senza il minimo rigor logico per favorire di volta in volta gli appetiti dei notabili reggini o cosentini. Chiedere a chi lavorava alle officine di Paola, chiedere a chi manovrava il carro soccorso, chiedere a chi vive sulla Jonica o nei paesi presilani e silani. Per motivi che sfuggono ai più, questi grandi successi ci sono costati un quarto del debito pubblico italiano.

Con le autostrade, è pacifico, siamo tutti d’accordo che sia una mangiatoia dove i privati incassano assegni miliardari senza fare manutenzione, lo sappiamo tutti. Lì ci se ne accorge. La tasca fa male e vi colpisce direttamente. Ma con le Ferrovie abbiamo l’illusione che sia diverso. E non lo è.

Lo capite o no, anche voi che ci lavorate, anche voi dei Sindacati (se riuscite ancora a farci un mazzo di napoletane, con le tessere), che le FS devono smettere di essere la mangiatoia che sono e abbandonare una volta per tutte l’influenza nefasta di politici e burocrati locali?

La questione è semplice: se per questa nuova linea AV/AC, e in particolare per la Galleria Santomarco, ci affidiamo di nuovo a RFI, ai suoi magheggi politici, alla sua fame di miliardi dei contribuenti, al suo pressappochismo, il futuro è davvero facile da immaginare. Questa nuova galleria a doppia canna è destinata al fallimento.

La storia (e ci limitiamo alla recente) della Galleria è una buona premessa per capire. Nel 2012 il colpo di genio: si pensa a raddoppiarla con tanto di progetto preliminare. Poi annullato per mancanza di finanziamenti. Quindi si aspetta l’occasione di nuovi progetti a scrocco e vada in malora l’esistente. 2013: inchiesta della magistratura su denuncia delle associazioni; 2014, 8 luglio: interruzione per guasto agli scambi. 14 ottobre: esercitazione per mancanza alimentazione elettrica. 20 ottobre: fumo in galleria. 3 dicembre: chiusa dalle 7 alle 12 per accertamenti tecnici. 2015, 15,16,17 settembre: chiusa per lavori. Dal 18 al 28 settembre: comunicato RFI per sostituzione binari e traverse in galleria. 2017: Svio di un treno. La perizia sull’incidente lascia poco a discutere: RFI ha la faccia tosta di parlare di cause naturali, l’ispettore è di tutt’altro avviso. E infine, lo scheletro nell’armadio: invece di rifarsi sui due presunti (e ci vien da pensare incolpevoli) responsabili dello svio, RFI, alla quale spettava la manutenzione come da contratto, preferisce negare di aver abbandonato la galleria e sceglie di difenderli con i suoi avvocati. Coda di paglia? Vedremo come andrà a finire.

La galleria è al momento sequestrata, aperta in deroga e per 10 anni buoni il traffico merci e passeggeri: 1) sarà una lotteria in attesa del prossimo incidente e della chiusura definitiva; 2) sarà chiuso e non avranno modo di transitare neppure i container che possono comunque essere istradati sulla Jonica. Non si può percorrere in eterno una galleria con l’acqua fino alle caviglie e correnti di origine misteriosa che bruciano gli impianti ogni tot mesi. Questo sia chiaro, una volta per tutte, e a tutti.

Come spiegare altrimenti gli otto metri di larghezza dello scolo acque a Montalto, previsti dal nuovo progetto? Monte Luta non ha perdonato la loro leggerezza 40 anni fa, quando trovarono l’acqua e andarono avanti a tutti i costi, non la perdonerà adesso. La mirabolante tecnologia di cui parla RFI nei suoi progetti? Blocchi di calcestruzzo con guarnizione e canalizzazione delle acque. Interessante, innovativa e degna del Nobel.

Per altri 10 anni, non vi saranno alternative se non un intervento straordinario per metterla in sicurezza. Altrimenti, pullman per tutti. Non c’è bisogno di trapanare montagne, né a Torremezzo né a Belmonte o chissà dove (anche se per Belmonte faremmo un’eccezione, giusto per veder raso al suolo l’ex Mercato e i giochetti architettonici dell’Erede della signora Bruno Bossio – manco la decenza di fargli una passata con l’orbitale, a quelle strutture in legno, piuttosto l’onere di scartavetrare tocca, letteralmente e come sempre, alle spalle nude dei contribuenti).

Esiste la vecchia galleria. E va ripresa, e qualcuno dovrà pagare il conto. Fine del discorso. Si mette su un concorso di idee internazionale sulla vecchia Santomarco: come renderla sicura? Volete farci credere che non esistano tecnologie moderne e materiali di nuova generazione in grado di recuperarla? Le start-up di tutto il mondo sono improvvisamente a corto di idee innovative? Diverrebbe un caso studio e un progetto pilota di cui decine di gallerie a fine vita in tutto il mondo potrebbero beneficiare. Scadenza: pochi mesi. Niente espropri né devastazioni. Niente miliardi regalati per l’ennesima volta a RFI, anzi, magari il tutto da ascrivere al SUO, di bilancio, e non ai contribuenti italiani. E una piccola soddisfazione: paga il conto per la prima volta nella tua vita, Ferrovia dello Stato. E basta con ‘sta Gioia Tauro e i suoi presunti 200 treni a settimana. Circolavano già senza problemi nel 2004, poi come al solito qualcuno ha mandato tutto ai carboni e ora ne girano una quarantina. E basta con Mercitalia e i sogni di gloria del Porto o del Ponte. Siamo adulti da un bel pezzo.

Non sta scritto da nessuna parte che il Ministero debba affidarsi a RFI per riparare la galleria esistente. Può benissimo assumere da sé l’onere di rifare la Santomarco, gestire in autonomia i lavori da affidare a una qualsiasi ditta a nord di Bolzano e poi presentare a RFI il conto, se la Magistratura accerta che la vecchia galleria è ormai inservibile per merito loro e se il futuro Governo troverà il coraggio di chiedere accertamenti su quella che rischia di essere la riedizione farsesca dell’Autostrada A3. E magari pensare di fare lo stesso con la Tirrenica, le sue gallerie puntellate e i suoi binari rosicchiati dal mare.

Non si può richiedere un sacrificio umano ogni quarant’anni. Non si può subire il terzo esproprio di massa in cinquant’anni su una lingua di terra pianeggiante larga pochi chilometri. Non si può costringere a scegliere tra una nuova linea tirrenica a 3-5 km di distanza e una nuova linea che buca il Pollino e si ricongiunge a Lamezia. Non si può stare a tessere le lodi delle grandi opere dopo aver fatto il culo, da sinistra, a Lunardi e Berlusconi negli anni che furono. No, basta così. Il 25 settembre, se ancora si sarà così fessi da andare a votare, a chiunque assumerà il potere in Italia, avremo da dire: buttate una picconata alla peggiore mangiatoia pubblica d’Italia. Dimostrate che Andreotti aveva torto (“I pazzi si distinguono in due tipi: quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di risanare le Ferrovie dello Stato”). Mettete in ginocchio questi manager deboli di cuore che si sono lasciati infinocchiare dal peggio della politica regionale.

Fate chiarezza sulle influenze politiche nefaste. Fate chiarezza sulle innumerevoli e fallaci versioni di questo progetto. Fate chiarezza sulle eventuali differenze tra la prima e la seconda versione del progetto di raddoppio della Santomarco in quel di Paola. Vendicate i morti di incuria che ci sono stati e ci saranno per sempre, nei secoli dei secoli. Compresi quelli della Santomarco.

Chissà che questa regione, che dalla Ferrovia tutto ha avuto e dalla Ferrovia tutto le è stato rubato, possa avere uno scatto d’orgoglio e smetterla di parlare di sviluppo coi soldi degli altri, e di tirare la coperta tra i buchi neri di Reggio e Cosenza. Buttate, dalla Calabria, una manciata di sabbia nell’infernale ingranaggio di finanziamento delle Ferrovie dello Stato in Italia. Magari per essere un Volano di Rovina per le Ferrovie Italiane. E, senza paradosso, un Volano di Salvezza per questo maledetto Paese.

In fede,

 

 

 

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