Su di loro il faro s’accende ogni qualvolta si accusa un disservizio, il ché – a Paola – è molto frequente (soprattutto in estate, quando tra penuria d’acqua e attenzione amplificata sul depuratore, la loro funzione è vista con circospezione).
Sono i lavoratori che contribuiscono al funzionamento del Servizio Idrico Integrato, da quasi un decennio appaltato, con rinnovi a botte di ordinanze sindacali, ad una ditta non paolana che, in più di un’occasione, ha manifestato l’intenzione di voler interrompere una prassi che, allo stato attuale, la sta portando a gestire il personale secondo un programma che prevedrebbe la corresponsione differita delle spettanze.
Per farla breve, oggigiorno i dipendenti starebbero percependo lo stipendio maturato un mese addietro, e così via per ogni emolumento, comprese le mensilità straordinarie come la quattordicesima.
Stritolati da un andazzo che al momento li vede, nel ruolo di addetti ai lavori, nell’occhio del ciclone per via delle tante carenze idriche accusate in varie parti della città, ignorati sul piano solidale finanche dall’amministrazione, che seguita a corrispondere il dovuto secondo le tempistiche concesse da un bilancio non ancora riequilibrato (in attesa del responso della Corte dei Conti), i dipendenti della società sono per la stragrande maggioranza madri e padri di famiglia, in difficoltà malgrado il lavoro svolto, ai quali – forse – sarebbe opportuno prestare attenzione, perché le grandi emorragie, spesso, partono da piccole piaghe non sanate.