alta velocità ferroviaria paola

Paola – L’asse fluviale SAL, l’alta velocità ferroviaria SCEND

Languore e tormento. Il de profundis sulla possibilità di continuare a prendere i treni ad “Alta Velocità” dalla stazione di Paola, è stato recitato con il parere reso pubblico ieri dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che a proposito dei “Tronchi ferroviari per il traffico a grande distanza”, ha chiaramente definito quello che sarà il “Lotto n.2”, vale a dire la tratta: Praia-Tarsia.

Tanti saluti ai treni veloci sul tirreno cosentino, tutto verrà spostato verso una più performante dorsale interna, che costerà – è vero – la perforazione del cranio roccioso della regione, ma la lobotomia frontale che ne seguirà, almeno a parere degli esperti, sarà costruttiva per l’intera economia della piana più produttiva della Calabria, dove anche gli interessi mossi su gomma saranno spronati a passare, grazie all’avveniristico progetto di rifacimento della SS106.

Quindi, mentre la fascia jonica si appresta a diventare una sorta di Dubai d’Italia, per il tirreno cosentino si prospetta un futuro fatto di piccole meraviglie, capaci di accattivare il flusso di turisti che – altrimenti – da Cosenza proseguirebbero verso Lamezia per continuare fino a Reggio Calabria, dove ad attenderli poi dovrebbero trovare il “Ponte sullo Stretto”.

Persa la centralità ferroviaria che per anni è stato il vanto di un’intera comunità, fiera nel sapere che ovunque – in Italia e all’estero – tutti i viaggiatori partenti o diretti all’estremo sud, avrebbero riconosciuto l’annuncio «Paola, stazione di Paola»; per la città del Santo Patrono della Calabria è giunto il momento di fare i conti con la nuova condizione periferica cui sarà relegata dal momento in cui il progetto approvato prenderà corpo.

È vero, nell’ambito di questa rivoluzione nei trasporti, alla parte di ponente della provincia bruzia è stato riservato il “contentino” del raddoppio del tunnel Santomarco, un’infrastruttura non più procrastinabile che, però, così com’è stata deliberata, rappresenta un problema sotto vari profili, i più allarmanti dei quali sono stato esposti nel corso di un incontro pubblico dall’ex capo della protezione civile calabrese, Carlo Tansi, che nella sua qualità di geologo, ha parlato di rischi ambientali non di poco conto, cui si potrebbero sommare quelli per la salute, vista la particolare costituzione della montagna, al cui interno potrebbero essere presenti anche vene di amianto naturale.

Tutto sta compiendosi così come prospettato in principio, quando venne aperta una “Conferenza dei Servizi” alla quale il comune di Paola, amministrato dai sempre più rimescolati agenti della “nuova era” (che proprio oggi hanno visto la “minestrata” della consigliere Maria Rosaria Città, passata dalla lista “Insieme!” – lista del sindaco – al sempre più corposo gruppo “Grande Paola”, con una giravolta che l’ha portata dal PD a Fratelli d’Italia, perché malgrado le sigle con cui in molti sono stati eletti, a Paola è andata in scena pure questa pantomima, con la coalizione vincente capace di tenere insieme figuranti democratici ed eredi della fiamma tricolore), ha partecipato in maniera quasi svogliata, spesso allineandosi a quanto deciso a monte e quasi mai alzando la voce.

Riprova ne è che il consigliere Marco Minervino (a proposito, anche lui “minestrato” grazie ai buoni uffici col PD prima, con la “migliore Calabria” poi, è approdato anch’egli a “Insieme!” – sempre lista del primo cittadino Giovanni Politano – giungendo infine a fare l’oppositore tra i banchi a destra dell’aula “Lo Giudice”) presidente di una commissione che ha avuto una capacità di incisione, nelle varie trattative, prossima allo zero (rimanendo però nella fascia dei numeri negativi).

In questo contesto, giustamente, di piccole meraviglie con cui ammaliare i viaggiatori di passaggio nell’entroterra, Paola ne sta preparando alcune. La più avveniristica sarà senz’altro il Porto, del quale le spese per i consulenti esterni sono già state investite per la quasi totalità del finanziamento previsto.

Secondariamente ci sono i tre cantieri sul lungomare San Francesco, di cui due già allestiti e pronti a riprendere dopo mesi di stop e disagi, mentre per il terzo si attendono forse le tempistiche dell’archistar che dovrà occuparsene, visto che si andranno a realizzare giardini futuristici a valle di una città che resta spesso senza acqua nelle case.

Inoltre è partita la realizzazione del nuovo asse fluviale, che seguendo il torrente “Isca” dovrebbe rendere “unico” il percorso per arrivare al Santuario del Patrono di Calabria. In questo caso i lavori hanno preso avvio a monte di Viale Charitas (ovvero il tratto terminale dell’opera), dove è stato divelto il marciapiede (posato da poco più di dieci anni), operazione che dimostra l’effettiva intenzione di voler intervenire concretamente, almeno per quegli enti che entro certe date devono avere contezza di quanto materialmente fatto per erogare i contributi utili a coprire gli stati d’avanzamento (SAL). Probabilmente le tempistiche per il “lungofiume” erano tali da imporre un avvio spedito (cui si confida di dare un seguito altrettanto rapido).

La speranza è che tutto proceda speditamente, perché per il raddoppio del tunnel Santomarco è previsto un traffico di mezzi pesanti non indifferente, e farsi trovare con la città tappezzata di cantieri potrebbe creare un caos tale da rendere la vita dei paolani un vero e proprio inferno. Ma forse questo è il viatico per entrare nella “nuova era”.

Ah, a conclusione, la cosa più bella è il fatto che il PD (nella sua componente ripudiata dai consiglieri che ha fatto eleggere) sta chiedendo di mandare a casa l’amministrazione in carica. Più ridicolo di questo c’è solo la convinzione che ogni cosa verrà realizzata entro i tempi previsti.

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