È una realtà davvero indecifrabile quella che ha preso a svolgersi da quando il mondo, tra epidemie e guerre, sta rimescolandosi come un minestrone dopo una giravolta di cucchiaia.
Tanto negli scenari più vasti che in quelli più infinitesimali, i cambiamenti avvenuti sono stati repentini e tali da aver indotto all’accettazione, “generale”, di ogni forma di bizzarria. Da quando la “tolleranza” è stata estesa e portata al grado di “resilienza”, ogni forma di prevaricazione ha assunto i connotati della “normalità”.
«È normale che adesso si alzerà il prezzo del gasolio», «È normale che Israele e Iran vadano avanti a suon di botta e risposta (potenzialmente atomici)», «È normale che un chiodo sia bastevole per fermare la strada ferrata di mezza Italia», «È normale che l’ex scuola di Casalinelle, nella periferia meridionale di Paola, venga ciclicamente messa all’asta come la “Fontana di Trevi” nel celebre film di Totò».
È normale.
E allora, in tutta questa “normalità” può accadere che nella città in cui è nato il Patrono di Calabria, due persone apparentemente vestite con la divisa tipica degli operatori ecologici, considerino “normale” gettare i rifiuti, raccolti per strada, in una spianata sottostante la via, dove la fitta e infestante vegetazione l’avrebbe occultata fino alla prima pulitura utile (magari programmata a breve). Ovviamente potrebbe trattarsi anche soltanto di foglie, ma l’immagine – condivisa sui social network dal profilo di una stimata professionista – ritrae un atteggiamento che, in vari ambiti, ha iniziato a prendere piede in città, dove ormai la superficialità regna incontrastata e il “fai-da-te” è diventato pratica diffusa, come testimoniano le migliaia di quattro frecce che quotidianamente angustiano gli automobilisti, costretti a zigzagare per via di decine di sensi unici alternati creati “normalmente” sempre sulle stesse strade (e a volte sempre dagli stessi veicoli), dove ogni iniziativa religiosa è accompagnata da fuochi d’artificio incuranti di luoghi, orari e dello stato d’animo della comunità, recentemente colpita da lutti gravi e improvvisi, dove si celebra l’arrivo di un “imprenditore-presidente” che vuol far crescere la rappresentativa calcistica locale a suon di “sbancamenti” (un termine che se abbinato agli istituti di credito, fa già rabbrividire) su aree abitate e costellate da resti archeologici.
Divenuti normali i massacri di civili, i cortei funebri di massa a bordo di camion militari, i ridimensionamenti dei diritti fondamentali; acquisiti come accettabili i soprusi sulle popolazioni, nelle tasche dei contribuenti, sul futuro di tutte le generazioni; barattata la ricerca del bene con la comodità del minore dei mali; che cosa ci si può aspettare di diverso rispetto all’attualità?
È normale soltanto se la si continua a considerare “una nuova era”, e questo alto ed attuale evo non pare avere la stabilità necessaria a rappresentare un concetto tanto vasto, anzi forse perché è proprio un tempo di passaggio sarà un tempo di frizioni, in preparazione del cambio di marcia, che non è detto non sia una “scalata”.
L’immagine di copertina è stata realizzata con contributi provenienti dal sito http://www.sguardosulmedioevo.org, tratti dall’articolo: COME SI SMALTIVANO I RIFIUTI NEL MEDIOEVO?