Dinnanzi ad un pubblico che è andato aumentando con lo scorrere del tempo e il susseguirsi delle performances, l’edizione di quest’anno del “Grand Prix di Calabria” (che per la quinta volta consecutiva fa tappa a Paola), è stata un vero successo.
Organizzata in sinergia con la Federazione nazionale e una serie di attori commerciali che hanno sponsorizzato l’appuntamento, la manifestazione è stata l’ennesima riprova della professionalità con cui Emiliano Caputo – fautore dell’iniziativa sul suolo cittadino – ha dimostrato il suo attaccamento alla sua città natale.
Atleta ormai affermato a vari livelli, il giovane paolano ha messo in piedi un evento entrato di diritto tra le attese stagionali, un momento che rappresenta il contatto visivo e tangibile con forme e proporzioni generalmente osservate dal piccolo schermo.
Nel corso di una gara durata per oltre due ore, tanti sono stati i culturisti che si sono alternati sul palco, rappresentando diverse categorie per ognuna delle quali è stato nominato un vincitore, abilitato a concorrere per il titolo “assoluto” conteso a fine serata.
Non è mancata la parità dei generi, con le donne a costituire il momento più partecipato della contesa, perché bellissime e capaci di ipnotizzare e rapire il pubblico (ma non la giuria che, dando prova di qualità insindacabili, è riuscita in ogni caso a stilare una graduatoria che ai profani sarebbe risultata impossibile).
A parte alcuni concorrenti locali e altri provenienti da zone limitrofe della provincia, la gran parte dei partecipanti proveniva da diverse regioni italiane, con il Lazio e la Puglia a far la parte del leone (anche se la Campania e addirittura la Sardegna hanno proposto dei validissimi rappresentanti).
Alla fine il premio assoluto è andato al romano Luigi Bloise, vero e proprio asso “pigliatutto” che con il suo stato di forma ha stregato tanto la commissione quanto gli spettatori presenti. Dalla sua viva voce – impressa nel video che segue – è stato anche possibile intuirne il segreto, una curiosità che probabilmente è stata il filo conduttore per tutti gli atleti che, condensati secondo un montaggio che non rende giustizia all’interezza della manifestazione, hanno dato vita ad un evento da ripetere.