L’iniziativa legata al rilancio serale dell’isola pedonale di Corso Roma, consistente nell’allestimento del mercatino telonato sul lastricato che separa le due sponde della via, sta registrando – oltre al calo di presenze degli avventori – crescenti “controsensi”,
Dopo aver dato conto dell’incresciosa occorrenza legata alla fornitura “pubblica” dell’elettricità necessaria ai bancarellari, un altro aspetto contraddittorio – sempre a danno della collettività – è legato ancora una volta alle disparità concorrenziali tra esercizi a postazione fissa e venditori ambulanti. Se la concessione della luce pubblica aveva palesato uno squilibrio per le tasche dei paolani, che pagherebbero anzitempo il prezzo di una convenienza soltanto “apparente” perché già stornata sul costo della corrente, per i negozianti di Corso Roma ci sarebbe l’aggravante dell’ulteriore beffa.
Penalizzati in partenza da una concorrenza avvantaggiata dallo sgravio di bolletta, i tanti esercenti con vetrina sull’isola pedonale sarebbero ora vittime di un’altra scorrettezza da parte dei loro colleghi avventizi.
Girando tra le bancarelle è stato possibile documentare molta della merce esposta che, in contraddizione con quanto dichiarato dall’assessore al ramo durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, sarebbe tutt’altro che funzionale ad «Integrare – disse lo scorso 22 giugno l’avvocato Paolo Siciliano – le economie nel centro cittadino». Perché esporre e vendere borse griffate sulle bancarelle, tra l’altro a prezzi troppo abbordabili, è un’ulteriore offesa ai danni di coloro che quella stessa mercanzia, con caratteristiche di originalità costosa ed esclusiva, vendono a cifre diverse.
Perché è inammissibile constatare la presenza perpetua di vetture sull’area pedonale ed è altrettanto indigeribile sopportare gli spostamenti di contenitori dei rifiuti che, per fare spazio agli ambulanti, vengono depositati dinnanzi agli ingressi dei negozi.
Se queste sono le premesse per il ritorno domenicale del mercato nel centro cittadino, allora sarebbe il caso che qualcuno sovrintendesse con maggiore perizia sull’aspetto immediatamente attiguo agli interessi dei paolani. Perché se è pur vero che determinati capi alla moda sono inaccessibili per molti, è altrettanto incontestabile che non si possa “agevolare” la concorrenza di una merce speculare, ma di dubbia autenticità, che a prezzi inferiori rischia di affossare l’economia di chi – proprio con le griffe – cerca di sbarcare il lunario onestamente.