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16/10/2005: quando 5 colpi di pistola presero la vita di Francesco Fortugno

francesco fortugno

Il 16 ottobre di 14 anni fa, a Locri, veniva assassinato dalla ‘ndrangheta l’allora vicepresidente del consiglio regionale Francesco Fortugno.

Come ogni anno, la cerimonia di commemorazione s’è rivelata molto toccante, questa volta perché presieduta dal vescovo Francesco Oliva nella cappella dell’Ospedale di Locri, liturgia cui è seguita la deposizione di una corona di fiori sul luogo dove la vita di Fortugno fu interrotta: Palazzo Nieddu.

«Nel contrasto alla criminalità organizzata non possono esserci tentennamenti di sorta» ha tuonato l’ex deputata del Partito democratico Maria Grazia Laganà, vedova di Francesco Fortugno, nel corso del suo intervento alla cerimonia di commemorazione. «Quello di magistrati e forze dell’ordine» ha proseguito la Laganà «è un lavoro pericoloso. Un lavoro che miete vittime, come avvenuto pochi giorni fa, quando due agenti di polizia, Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, sono caduti nell’adempimento del dovere. A loro, e a tutti i servitori dello Stato che hanno perso la vita, rivolgo un pensiero grato e deferente; e un abbraccio forte va alle loro famiglie. So cosa stanno provando. Di fronte a episodi come quello di Trieste, abbiamo il dovere di non cedere all’emotività del momento e di essere molto lucidi e razionali. Ci sono state polemiche, nelle quali non voglio entrare, ma quel che mi preme dire è che la lotta al crimine e la sicurezza dello Stato e dei cittadini non possono essere fatti come le nozze con i fichi secchi. Sulla sicurezza non servivano annunci o dichiarazioni, che assomigliavano solo a spot pubblicitari, magari sui social; occorre invece un approccio serio, con più risorse economiche, strumentali e umane e con investimenti veri. Io mi auguro – ha concluso l’ex deputata – che nelle future leggi di bilancio dello Stato, trovi posto la necessità di investire maggiormente sulle forze di polizia, sulle forze dell’ordine e sulla magistratura. So che il Governo, che ha fatto il massimo per predisporre in tempi strettissimi la nota di aggiornamento al Def , è sensibile anche a questo tema e sono certa che nei prossimi anni ci sarà un’inversione di tendenza rispetto al recente passato».

Mario Oliverio, presidente della Giunta regionale, ha voluto rendere omaggio alla memoria «dell’amico Franco Fortugno». «Una figura esemplare per coerenza e correttezza istituzionale –  ha proseguito il Governatore –  la cui memoria è rimasta impressa in chi lo ha conosciuto e stimato, come uomo e come politico. Ho ritenuto più che doveroso dedicare al suo ricordo un gesto d’affetto personale oltre che istituzionale, in attesa che piena luce sia fatta sulle vicende che hanno portato alla sua tragica morte».

Il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, ha velato d’emozione il suo encomio, ribadendo che: «Locri ricorda quella tragica pagina che ha lasciato indelebile traccia. Dobbiamo ricordare e mai dimenticare la morte violenta di tanti nostri cittadini strappati con violenza inaudita all’affetto dei propri cari. Personalmente provo un sentimento di profondo odio e disprezzo nei confronti di questi maledetti malavitosi. Sono certo e convinto che il mio sentimento accomuna tutte le persone perbene della nostra Locri. La ‘ndrangheta ha “rubato” gli anni belli della nostra gioventù. Nessuno ci restituirà quella serenità sporcata e violentata da tanti tragici eventi».

«Franco Fortugno – ha evidenziato il presidente del consiglio regionale Nicola Irto – fu ucciso in una giornata di festa e di democrazia. Il suo omicidio provocò uno sconquasso umano, politico e istituzionale che non dobbiamo dimenticare». Per Irto, Fortugno fu «una persona buona, sorridente, di cui conservo i ricordi dell’epoca in cui militavamo nello stesso partito. Quella tragica vicenda ha rappresentato un attacco al cuore della democrazia in Calabria, la cui gravità, ancora oggi, richiede a ciascuno di noi una seria riflessione e impone alla politica un solenne patto di ripudio della ‘ndrangheta e del suo consenso inquinato. In Calabria emerge ancora oggi la necessità di irrobustire gli anticorpi sociali, politici ed economici contro la ‘ndrangheta. Ma gli anticorpi della società si formano partendo dai giovani. Ecco perché apprezzo molto che il ricordo di Franco, di cui il Consiglio regionale è doverosamente parte attiva, si rivolga soprattutto al mondo studentesco».

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