«ANTIGONE: Non sai tu che Creonte, onor di tomba concesse all'uno dei fratelli nostri, l'altro mandò privo d'onore? Etèocle, come la legge e la giustizia vogliono, sotto la terra lo celò, ché onore fra i morti avesse di laggiú; ma il corpo di Poliníce, che perí di misera morte, ha bandito ai cittadini, dicono, che niun gli dia sepolcro, e niun lo gema, ma, senza sepoltura e senza lagrime, dolce tesoro alle pupille resti degli uccelli, che a gaudio se ne cibino. Questo col bando impose il buon Creonte a te, dicono, e a me - lo intendi? a me! - e che vien qui per proclamarlo chiaro a chi l'ignora; e che non prenda l'ordine alla leggera; e chi trasgredirà, lapidato morir dovrà dal popolo della città. Son questi i fatti. E presto mostrar dovrai se tu sei generosa, o se, da buoni uscita, sei degenere.»
Il doveroso tributo alla letteratura classica si è reso necessario per principiare un discorso inerente la notizia con la quale la nostra Testata si trova a fare i conti quest’oggi. Si dà infatti il caso che a Paola, nel 2013, anche i defunti soffrano per le traversie politico/amministrative di coloro i quali gestiscono la “cosa pubblica” sotto le pendici del Santuario. Causa “dissesto” (ma senza il pronunciamento del Consiglio di Stato sarebbe meglio scrivere “causa mancanza di pagamento”), la ditta che si occupa dello smaltimento delle casse esumate con procedura ordinaria non ha provveduto ad assolvere al proprio dovere. Che poi a questo si aggiunga anche una proposta avanzata da una ditta di Onoranze Funebri paolana, palesatasi con tanto di proposta di privatizzazione dei loculi, è una storia che approfondiremo successivamente. Per il momento resta l’amaro in bocca determinato dalla presa di coscienza di uno stato di cose che documentiamo con la macabra gallery fotografica che segue.