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Campagna elettorale o offesa reciproca? Tutti con (o contro) tutti

campagna elettorale

L’istituzione dell’Europa avrebbe dovuto costituire l’emblema dell’Unione tra i popoli, del rispetto reciproco e della manifestazione pacifica delle diversità. Guardando il modo con il quale la politica sta avvicinandosi all’appuntamento elettorale del prossimo 25 Maggio, questa consapevolezza “continentale” – almeno in Italia, ma soprattutto in Calabria – appare seriamente messa in discussione (per non dire smentita nella sua interezza).

Indipendentemente dal colore politico, infatti, i rappresentanti che stanno proponendosi (in questa campagna elettorale ) come portavoce di larghe fette del popolo europeo, manifestano atteggiamenti che non lasciano pensare ad altro se non ad una lite perpetua che sovverte l’idea di Unità che l’Europa intende rappresentare.

Nessuno, ad oggi, si è espresso con il motto «vota per me perché …», perché troppo impegnato ad affermare frasi tipo «non votate per questo o quello, sono persone indegne o pericolose …».

Ultimi nell’ordine di tempo (perché già ieri abbiamo dato conto delle frasi dell’On. Pirillo “contro” 5 Stelle e Scopelliti) arrivano quelli della Sinistra Europea in appoggio a Tsipras che – con le parole riprese dal loro comunicato (paolano) – s’esprimono contro il «giovanilismo gattopardesco del Pd e […] l’improvvisazione del nulla del M5S»; rimandando l’appuntamento con le loro riflessioni di Piazza alle 19.00 di stasera nello spazio del Popolo dietro l’Arco di San Francesco.

A prescindere dalla interpretazione da dare a tutto ciò una cosa però rimane: continuare a fomentare il popolo elettorale, persuadendolo con argomentazioni degne del tifo da stadio, non solo crea divisioni, ma arreca danno alla civiltà stessa dell’Europa. I politici (considerati in tutta la loro interezza), paradossalmente uniti sulla stessa lunghezza d’onda comunicativa, tentano di reiterare il proprio potere a scapito della frammentazione di un’idea in cui tutti gli altri, allo stato attuale, hanno investito senza veder tornaconto. Se non la visione delle belle poltrone su cui, romanamente, siedono politici che – come consumati wrestler americani – continuano a riproporsi applicando il motto: «divide et impera» (letteralmente: «semina discordia e governa sui litiganti»).

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