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Acqua non potabile a Paola, sale la preoccupazione

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Si tinge di preoccupazione la vicenda relativa all’acqua non potabile a Paola. Prim’ancora di accorgersi della rabbia fiscale attribuibile ai canoni con i quali la si paga, per i cittadini è subentrato il pensiero della propria salute. “Cosa si può fare con quest’acqua?”; è stata la domanda più ricorrente, sia sui social network che in mezzo alla strada. “La si può usare per lavarsi i denti?”; “Se bollita, è buona per cucinare?”; e così via fino agli stadi più estremi di un’ansia – considerando l’importanza rivestita dall’elemento “acqua” nella vita di ognuno – arrivata a coprire ogni ambito.

Qualcuno ha ricordato un periodo lontano oltre mezzo secolo, quando Paola si scoprì finanche “ammalata” per ragioni attinenti al servizio idrico.

Insomma, una vera e propria psicosi.

Nel tentativo di reperire informazioni utili, s’è pensato di cercare il documento con le analisi che hanno indotto il sindaco Ferrari a diramare un’ordinanza “estrema”. Ma l’altro ieri era sabato e la settimana lavorativa comunale – giustamente – ha una sua pausa. Pertanto, visto che la pertinenza della questione avrebbe potuto coinvolgere l’Asp, un’infruttuosa ricerca in merito – sulle piattaforme on-line – è stata effettuata. In estrema ratio sono stati cercati sia l’ufficiale sanitario paolano che i referenti apicali della Lao Pools, ma anche da quelle parti nessuno ha potuto esprimersi con il tono dell’ufficialità.

Pertanto, sono rimaste soltanto le indicazioni espresse dal sindaco Ferrari nella sua ordinanza, vicarie dell’unica “certezza” da seguire, ovvero: la possibilità di usare l’acqua di Paola «solo ed esclusivamente per i servizi igienico-sanitari».

Anche se viene spontaneo chiedersi di quale “igiene” e “sanità” si stia parlando. Perché se non si conosce la natura del pericolo che si corre a berla, viene spontaneo chiedersi se quest’acqua sia altrettanto buona per il bagnetto di un neonato. Mettendo da parte coloro che vivono la loro condizione di salute in età adulta, l’igiene e la sanità che il sindaco certifica nella sua ordinanza, saranno adatte alle categorie più sensibili? Bambini, anziani, soggetti a rischio e malati, saranno garantiti nella loro quotidianità?

Questo, al momento di scrivere, non è dato sapere. Le uniche indicazioni informali emerse, consistono nella consapevolezza che – per l’Asp – il servizio idrico è pertinenza del settore per l’igiene degli alimenti e non di quello per la salute pubblica. Pertanto l’ufficiale sanitario può poco e niente sul fronte della reperibilità di un documento d’analisi certificate. Tuttavia sussisterebbero ipotesi di intervento immediato che il gestore del servizio potrebbe aver messo in atto, consistenti in una procedura che – già nel momento della sua attuazione – avrebbe potuto ripristinare condizioni “accettabili” per l’ottanta percento dell’acqua paolana.

In definitiva, pare che la soluzione più gettonata consista nella bollitura preventiva di ogni singola attinta, da poter poi utilizzare per qualsiasi “uso personale”. Espressione che non stona affatto col paragone proveniente dall’ambiente dei narcotici, perché considerando i dati dei sequestri pecuniari fatti ai “signori della droga”, si può ben dire che l’acqua di Paola viaggia a prezzi similari e – compatibilmente – potrebbe ingenerare “effetti collaterali”.

Forse sarebbe il caso di dire cos’è che ha fatto tanta paura. Oggi – comunque – la Lao Pools effettuerà le consuete analisi di routine e, forse, qualcosa in più si saprà. Buona inizio di settimana ai paolani.

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