Quando mi ha chiesto: «Tu credi ai miracoli?», io ho risposto un immediato e secco: «No»; poi ci siamo guardate negli occhi qualche secondo e ho capito che la domanda era stata posta con gravità, così mi sono affrettata ad aggiungere che tanti se ne sono compiuti in nome della fede, quindi…forse bastava crederci.
Subito dopo parlavamo già d’altro: se i bambini non avessero avuto molti compiti, si poteva uscire per una passeggiata, in caso contrario si potevano far studiare insieme e premiarli con una grossa fetta di crostata alla frutta, per altro la mia preferita…
Quegli occhi seri e quella domanda mi sono rimasti nella mente…
Gli occhi sono tornati presto di un bel nocciola, luminosi e allegri come sempre e quel sipario ombroso che mai avevo visto in cinque anni mai più lo rivedrò. Cinque anni… è un bell’intervallo se usato per osservare ad esempio i progressi di un bambino che sta crescendo, impegnato nel suo approccio alla vita, ma se è un periodo datoci per conoscere una persona, allora è troppo breve, è niente!
È trascorso un anno, lei manca, anche se è diventata l’angelo invisibile della famiglia…
Nella mia mente quella domanda ritorna inesorabile ad intermittenza, ora so la risposta…
I miracoli sono eventi per loro natura eccezionali, non capitano tutti i giorni, ma se si è in due a chiederli…
Cerchiamo qualcuno cui confidare paure e incertezze, non pensiamo di essere inopportuni, chiediamo consigli, sfoghiamoci un po’.
Ti va di fare una chiacchierata? Scrivi.
Io da parte mia ho scoperto che è brutto aspettare una notizia che non arriva mai, non sapere come evolve una situazione che non conosci, non esistere più…
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