Tutti assolti.
Si conclude con una sentenza favorevole agli imputati il processo scaturito dalle indagini sull’ex mattatoio di Fuscaldo.
«Il fatto non sussiste» ha sentenziato la corte paolana, investita – nelle persone dei giudici Alfredo Cosenza presidente, Antonella Paone e Vincenzo D’Arco a latere – di giudicare fatti risalenti al 2013 quando, a seguito di due blitz, gli inquirenti avevano riscontrato, così come riportato negli atti processuali, «una situazione altamente deficitaria sotto il profilo della sicurezza sui luoghi di lavoro e della igienicità e salubrità dei prodotti di macellazione animale ottenuti dall’azienda».
A finire sotto accusa erano stati i veterinari Giuseppe Bruno, Ercole Morello, Gianfranco Pascale e Francesco Rago, imputati di omissione di atti d’ufficio, omessa denuncia di reato nonché omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul luogo di lavoro e carenza igienico- sanitarie della struttura; nonché Peppino Pastura, titolare del mattatoio, teatro degli eventi che gli inquirenti avevano inquadrato come “delittuosi”.
Dalle carte emergeva una situazione caratterizzata da «palesi omissioni, manchevolezze e inottemperanze pregresse a doveri ispettivo-istituzionali, da parte degli indagati. Veterinari in servizio presso la stessa Asp che da tempo avevano relazionato ed erano a vario titolo intervenuti nelle vicende di gestione del mattatoio, già sottoposto a chiusura coattiva per le medesime problematiche di gestione e lavorazione carni nel maggio del 2006».
Come si ricorderà, poco più di una settimana fa il Pubblico Ministero aveva già chiesto l’assoluzione per i camici bianchi, tuttavia restava da sciogliere il nodo relativo a Giuseppe Pastura, per il quale era stata avanzata la richiesta di condanna a due anni. Grazie al lavoro condotto dal collegio difensivo – composto dagli avvocati Franz Caruso, Alessandro Gaeta, Nicola Rendace, Franco Iovine, Beniamino Iacovo e Carmela Pepe Grosso – è però emersa una situazione per la quale, attraverso le prove testimoniali, è stato possibile dimostrare la totale estraneità dei propri assistiti ai fatti contestati negli atti del processo. Il ché ha portato alle cinque assoluzioni.