Marsili Notizie Sito di Notizie sommerse e di informazione attiva
Related Articles
Come già ribadito in un precedente articolo (dal quale è tratto l’hashtag presente nel titolo) Paola non è solo la Città dei Presepi, non è solo una Città in Scena quando sul palco si esibiscono attori strapagati. Paola non è solo la Città di San Francesco.
Paola è anche la Città del “marcio a cielo aperto”, una frase che si potrebbe interpretare secondo due chiavi di lettura.
“Marcio“, com’è marcio il terreno sottostante la discarica un tempo operativa a Riverano, una ridente spianata artificiale aperta come una una ferita non rimarginabile nel cuore della Crocetta. “Marcio“, come il verbo al presente indicativo rivolto alla prima persona singolare che non intende passarci sopra. #marcioacieloaperto a Paola.
Come fosse un panettone da farcire di schifezze, la bellissima montagna che sovrasta la Città dei Presepi è malata. Anni e anni di sversamento incontrollato e indifferenziato l’hanno ridotta ad un colabrodo che secerne una viscosa bava iridescente che brucia le pietre sulle quali passa. Anni e anni di intrecci tra civiche necessità, politiche virtù e spicciole metodologie operative, hanno trasformato la montagna tanto amata in una meretrice sifilitica.
Riverano e San Pietro non sono soltanto due nomi, sono zone “di” Paola che Paola ha voluto dimenticare, mettere in sordina nell’attesa dell’oblio. Riverano e San Pietro non sono fantasmi, sono cadaveri putrescenti che alla prima pioggia, o sotto la pressione del terreno, tornano a vivere mostrandosi in tutta la loro essenza di zombie.
Batterie d’auto che affiorano attorniate da germogli con lana di vetro, buste di plastica e lattine accartocciate fioriscono attorno a rigagnoli dai colori cangianti che tutto sembrano meno che acqua. A Riverano il percolato scorre indisturbato e va poi a mischiarsi ad un torrente che placido scende a valle, e Dio solo sa se s’innesti o meno con l’acqua che viene raccolta nei bacini delle Ceraselle.
A San Pietro, laddove fermando l’auto si può scorgere uno dei panorami più suggestivi dell’intera costa, ad ogni pioggia riaffiora lo scempio legalizzato che, nella prima fase degli anni ’90, veniva definito l’incendio eterno, perché la spazzatura ammassata ardeva continuamente sprigionando un fumo che opprimeva tutti ciò che incontrava nella vallata (case di Fosse e Deuda comprese).
Ci sono cronache e testimonianze raccolte in un video di prossima uscita su questa Testata, immagini e dati inequivocabili che non solo dimostrano la leggerezza con la quale in passato sia stata gestita la questione rifiuti a Paola, ma anche il passaggio di animali in quelle zone (perlopiù cinghiali che, se cacciati, diventano pietanze servite sulle tavole di persone ignare del contesto in cui l’animale è vissuto, ha bevuto e mangiato). C’è un passato che ritornerà, marcio e putrescente come una decomposizione, ricomposta a partire da questioni ancora attuali e ancora elettorali.
Fatto sta che se Paola è una città che ha incidenze anomale laddove i medici e gli addetti ai lavori incasellano statistiche, da qualche parte bisogna iniziare ad indagare. A marciare per non marcire.
