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Da ieri, cioè da quando la Presidente della Giunta Regionale – On. Jole Santelli – ha comandato alle Aziende Sanitarie Provinciali calabresi «di evitare di fornire dati parziali o ulteriori informazioni sull’andamento dei contagi a soggetti diversi dal Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie», è scattato il blocco degli approfondimenti riservati, caso per caso, ad ogni realtà territoriale.
Detto nei termini della celebre pubblicità di una nota marca di pasta: “Silenzio, parla Jole”.
Indipendentemente dalle ragioni che hanno imposto questo giro di vite sull’informazione, presuntivamente derivato dalla titubante gestione del focolaio scoppiato nella Rsa di Chiaravalle (17 morti) e dall’imbarazzante “velo pietoso” steso sulle strutture di Belvedere Marittimo, ciò che colpisce è la “sordina” imposta ai giornalisti che, malgrado siano stati recentemente encomiati dal Presidente della Repubblica, non potranno più svolgere un ruolo di primaria importanza per il “mantenimento” della Democrazia, anch’essa – a quanto pare – obbligata a restare in “quarantena” e quindi, sostanzialmente, “sospesa” (nella speranza che non sia necessario ricoverarla in “terapia intensiva”).
Se come cautela contro il contagio da nuovo coronavirus Covid-19 fosse servito un bavaglio e non la mascherina, la Calabria – come sempre – sarebbe stata la prima Regione al mondo per “dispositivi”. Talmente ne ha (di bavagli) che avrebbe potuto “assicurare” l’intero sud est asiatico, l’America e forse pure l’Africa.
Questa disposizione sarà una vera e propria iattura, soprattutto per i cittadini che – negli annunci quotidiani dell’Asp – hanno trovato elementi per tranquillizzarsi o decidere di alzare la guardia rispetto alla propria realtà locale.
Nel frattempo, da fonti “ufficiose” (e quindi da prendere con le molle) l’ultimo aggiornamento che riguarda la Città di Paola – in cui è stato attivato un servizio di controllo specifico – s’apprende che i casi di contagio sono fermi a 5, composti – purtroppo – da un decesso, due ospedalizzazioni e due isolamenti domiciliari, mentre per ciò che concerne i tamponi, oltre a quelli effettuati sul personale sanitario, ne sarebbero stati fatti tanti altri (oltre 60, che però tengono conto anche di persone non residenti in città). In attesa di conoscerne l’esito, che si spera venga celermente comunicato dalla Santelli, non resta che incrociare le braccia e augurarsi che tutto vada per il meglio.
