luigi gravina

Paola – Video – La grazia di una Donna a chi ha saputo chiedere perdono

Alla fine della cerimonia dedicata alla benedizione della stele che dal 2004, su Via Nazionale a Paola, ricorda il “martirio” di Luigi Gravina, la vedova Luigina Violetta, oggigiorno amorevole nonna, ha abbracciato chiunque le si ponesse dinnanzi, sciogliendo in un sorriso la tensione accumulata in tanti anni e, soprattutto, nell’ultimo periodo, quando sono sorti inconvenienti attorno allo spazio su cui è avvenuta la posa del monumento.

Nonostante la vita condizionata dalla perdita, prematura e violenta, del pilastro portante della sua famiglia, la Signora Luigina, una volta al microfono, ha rivolto a Paola e ai paolani tutta la sua grazia, espressa nella gratitudine rivolta a quanti si sono impegnati – «da qualche decennio» – a far sì che lei e i suoi figli non si sentissero soli, ed impressa nell’innocenza di qualche istante di commozione, immediatamente condiviso dai presenti.

A quasi quarant’anni dal delitto, venti dei quali – come ha rimarcato Don Pietro De Luca – “persi” senza l’accenno di una corale reazione di sdegno, Luigi Gravina continua a rappresentare l’esempio – sempre prendendo in prestito le parole del Parroco della SS. Annunziata di Paola –  di un “martire”, caduto in nome della giustizia contro ogni forma di sopruso. Malgrado l’idea insopportabile di un “sacrificio” che si sarebbe potuto evitare se soltanto la Procura di Paola, all’epoca, non fosse stata «corrotta e collusa» (definizione di Don Ennio Stamile, intervenuto a nome dell’Associazione “Libera” contro le mafie), l’assassinio di Luigi Gravina è divenuto la pietra miliare dell’antimafia locale, eternato da un “sacrificio” che in un Paese normale, in uno Stato normale, non sarebbe mai stato necessario. Invece, nell’Italia di quel tempo, nella Paola del 1982, è dovuto servire un trauma così incalcolabile per smuovere qualche coscienza, fino a svegliarne tante vent’anni dopo, quando il desiderio di giustizia ispirato da questa triste vicenda ha iniziato a permeare il tessuto cittadino. Per questo, e anche per le evitabili tribolazioni legate alla collocazione del monumento su Via Nazionale, il sindaco Roberto Perrotta ha chiesto scusa alla famiglia, mentre Don Pietro De Luca ha invocato il perdono della stessa vittima.

«Luigi benedica noi, e Luigi perdoni noi», per dirla nei termini del parroco, proprio perché adesso sappiamo quel che facciamo. Non si può voltare lo sguardo da un’altra parte.

Di seguito il video realizzato Lunedì 1 Novembre

About Francesco Frangella

Giornalista. Mi occupo di Cronaca e Politica. Sono tra i fondatori del Marsili Notizie ed ho collaborato come freelance per varie testate.

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