Non le manda certo a dire Pino Falbo, leader della minoranza consiliare paolana con Progetto Democratico, che a proposito dell’attualità vissuta in seno al comune di Paola, boccia senza appello la gestione di Roberto Perrotta (sindaco) e Graziano Di Natale (ex presidente del consiglio comunale oggi in rotta coi suoi alleati del 2017).
Nello specifico, il commercialista che alle scorse amministrative diede filo da torcere ai suoi avversari, si scaglia contro il duo amministrativo che da quasi 5 anni “comanda” nel Sant’Agostino e che negli ultimi due ha portato l’Ente al deficit strutturale di Bilancio.
«Non ha più i numeri in Consiglio comunale – esordisce Falbo riferendosi a Perrotta – visto che da mesi la sua maggioranza va sotto durante le votazioni e non riesce più ad amministrare l’Ente ma non si comprende perché Perrotta sta ancor lì, cementato al potere. Cerca, poi, responsabilità politiche e amministrative altrove, per via di loro fallimenti, eclatanti e certificati, registrati anche nell’ultima seduta di Consiglio comunale, senza rendersi che le colpe di tutto ciò sono da ricercarsi intanto nella composizione, nel 2017, di una coalizione disomogenea e litigiosa, composta da transfughi di varie aree, che ha tradito l’elettorato e la città tutta; una coalizione che si è andata sfaldando mese dopo mese; altra causa è la disamministrazione certificata, composta da un rilevante indebitamento che portato il Comune al deficit strutturale e, quindi, sull’orlo del secondo dissesto; e, infine, la continua rissa tra Perrotta e Di Natale per questioni pseudo politico-elettorali. Adesso è uno stillicidio continuo: la maggioranza non è più tale, litiga con gli ex alleati del Pd, il Consiglio comunale è ingessato, il sindaco non vuole dimettersi. E la colpa dovrebbe essere della minoranza? Anche chi oggi vuole essere esente da colpe, non lo è perché 4 anni e mezzo ha sostenuto questa coalizione, condividendone scelte e fallimenti politici e amministrativi, approvando bilanci e atti di vitale importanza per l’Ente. Perrotta e Di Natale hanno rovinato la Città. E Perrotta è pure recidivo, avendo gestito allegramente per venti anni, causando un dissesto e un deficit strutturale».
Quindi, scendendo ancor più nello specifico, il portacolori della coalizione che annovera diverse altre forze a supporto, ha tuonato contro Di Natale, che nei giorni scorsi lo aveva accusato di non voler mettere la parola “fine” alla gestione perrottiana, rifiutandosi di apporre la firma per il siluramento.
«Ci sembra strano – tuona ulteriormente Pino Falbo – che sia proprio Graziano Di Natale a parlare di inciuci e collusioni politiche, accusando noi, opposizione feroce e intransigente sin dalla prima ora che ha prodotto centinaia di documenti di attività ispettiva e decine di manifestazioni di protesta. Siamo basiti a vedere Di Natale vestire i panni del censore, all’insegna dell’etica e della coerenza, se è vero com’è vero (perché certificato) che nel 2017 è stato proprio lui, in capo a un partito, il Pd (e non a un movimento civico come il nostro), ad allearsi con pezzi di Forza Italia e pezzi di Alleanza Nazionale, facendo vincere il sindaco Roberto Perrotta ed entrando pure a far parte della Giunta con pezzi di centrodestra. Ve lo spieghiamo noi perché, a soli quattro mesi dalle nuove elezioni comunali, Di Natale vuole sfiduciare l’ex alleato e “amico del cuore”: non è stato votato alla Regione dai consiglieri comunali di questa maggioranza ed ha dovuto fare le valigie. Tutto qui. Per questioni personali il neo moralizzatore provetto vuole ora far passare l’idea che lui e Perrotta sono due cose diverse e separate, dimenticando che anche le pietre sanno che fino a quattro mesi fa lui era in maggioranza, sostenendo (e ispirando, ndr) in questi quattro anni ogni atto politico e amministrativo, approvando tutti i bilanci e partecipando alla scellerata azione di indebitamento che ha portato il Comune di Paola al deficit strutturale, rispediamo al mittente con forza e determinazione, dunque, le farneticanti affermazioni del Pd, secondo cui, non recandoci dal notaio a sfiduciare Perrotta, noi avremmo fatto un accordo con lui. Da quale pulpito viene la predica, oseremmo dire. Perrotta dovrebbe dimettersi perché non possiede i numeri, e visto che tra cinque mesi si andrà alle elezioni, noi non ci sogneremo minimamente di forzare la mano, visto che la gente non capirebbe un’azione di foprza da parte delle minoranze, soprattutto alla luce del delicato memento della pandemia (nella vicina San Lucido però sembra lo abbiano capito, ndr). Di Natale, invece, non comprende questa finezza politica perché è accecato dall’odio verso la maggioranza per il presunto tradimento elettorale subito. Noi, a differenza sua, facciamo politica con la testa e con il cuore, ed i personalismi li lasciamo ai poco lungimiranti esponenti del Pd. Continueremo a fare la nostra parte, coerentemente, con la medesima linea politica tracciata sin dalla prima ora, senza accettare compromessi e prebende, né poltrone».