Una chitarra in mano, una voce calda e profonda e la poesia. È bastato questo a Carlo Ghirardato che ha messo in scena la sua esibizione interpretando Fabrizio De André, a far sognare un pubblico, composto da giovani, adulti e bambini, ieri 21 marzo, presso “La Pecora nera”, Pub birreria Art Place di Amantea. Una serata perfetta, fatta di musica e parole, che nella giornata della poesia è stata probabilmente ancora più sentita.
Un bravissimo Carlo Ghirardato, accompagnato dalle “improvvisate” percussioni di Enzo Ruffolo, che ha interpretato le canzoni – poesie di De Andrè, dialogando amichevolmente con l’attento pubblico, a volte soffermandosi sulle canzoni, che trattano, seppur composte decenni fa, temi ancora attuali. Dal femminicidio con “La canzone di Marinella” – eseguita due volte, su richiesta del pubblico – alla rassegnazione dal punto di vista di una donna dopo la fine di una storia d’amore con “La canzone dell’amore perduto”. Da “Amore che vieni, amore che vai”, fino ai testi medievali di “La morte”, “S’i fosse fuoco” e “Carlo Martello”.
Dolci note hanno portato il pubblico in esplorazione su altri “mondi”, pacati mapungenti, ironici ma profondi, attraversando tra gli altri argomenti, grazie all’ultimo brano della scaletta “Anime salve”, il concetto astratto della solitudine, seppur dall’autore atteso, quasi cercato. Quello che sicuramente sarà rimasto impresso nelle menti rilassate e “viaggianti” dei presenti, oltre che la bellezza della poesia, anche l’umanità presente in ogni canzone, come ha sottolineato anche lo stesso Carlo Ghirardato, nonostante il mondo che ci circonda, con il suo cinismo e i suoi frenetici ritmi, ci porti a dimenticarla. In tal caso prendiamoci del tempo e ascoltiamo De Andrè, potremmo rinsavire dal nostro disinteresse.