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Che un sorcio possa aggirarsi per le vie di una città, è un’occorrenza che non dovrebbe scandalizzare nessuno. Tuttavia, dato che l’esemplare di pantegana è stato avvistato mentre zampettava qua e la sul pavimento di quello che gli amministratori comunali si ostinano a definire: «il salotto della Calabria», qualche perplessità sulla sua presenza potrebbe essere avanzata. Già, perché se molti si sono rassegnati a constatare la condizione vissuta dagli abitanti di Rione Colonne o di Piano Torre, invasi da bestie d’ogni sorta che però infestano quartieri troppo distanti dalla movida fashionista degli autocelebrativi selfie di stampo propagandistico, con l’invasione di Corso Roma la questione cambia. Nell’area che dall’inizio dell’attuale evo burocratico ha rappresentato il fulcro dell’intrattenimento “elegante”, laddove i sostenitori d’ogni progetto dell’amministrazione sono riusciti a paparazzare finanche le panchine a forma d’onda, nel luogo che (manco fosse l’abbazia di Westminster dove s’incoronano i reali inglesi) ha fatto da contorno per l’estivo, premonitore ma prematuro, conferimento della qualifica oggigiorno detenuta dal reggente dell’Utc, sull’ostentata isola pedonale che avrebbe dovuto costituire il “volano di sviluppo” del turismo e del commercio, più di un “surice” sta facendo i comodi suoi.
Che sia un segno dei tempi è presto per dirlo, ma che questa evenienza rappresenti il logico sviluppo di una previsione azzardata su queste colonne nell’agosto scorso (quando nella villa comunale furono avvistati sorci “arboricoli” probabilmente provenienti dal vicino e infestato Rione Colonne), è un argomento che deprime. Perché, da allora, l’amministrazione delegata a far eseguire regolari disinfestazioni è rimasta ferma al palo. Con il VI Centenario da celebrare, pare quantomeno inopportuno presentare una città ormai ridottasi al solo Arco di San Francesco. Se la débâcle dovesse espandersi ulteriormente, verrà spontaneo chiedersi cos’altro ancora potrà essere Paola, visto che oggi è anche e soprattutto questa.
