tirreno cosentino per riace

Paola – Arresto del sindaco suscita solidarietà di movimenti e sigle cittadine

Nota diramata da Cambia Paola, Articolo 1 – MDP circolo di Paola, Camera del Lavoro – CGIL di Paola, CISL – Sezione di Paola

Abbiamo letto le 130 pagine dell’ordinanza del GIP di Locri che dispone gli arresti domiciliari a carico del Sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Un’ordinanza che fa a pezzi l’impianto accusatorio proposto dal Procuratore di Locri Luigi D’Alessio, ritenendolo infarcito di “errori grossolani”, accuse “vaghe e generiche”, “conclusioni presuntive e congetturali”, in sintesi un “quadro indiziario inconsistente” e per di più in parte fondato su “testimonianze poco attendibili” (così testualmente nell’ordinanza del GIP).

In sintesi, dei quindici capi di imputazione contestati a Mimmo Lucano, il GIP di Locri ne ha salvati solo due, cestinando i più gravi (associazione a delinquere, falso, malversazione e concussione) e precisando più volte che “non vi è alcuna prova che siano stati distratti fondi per finalità diverse da quelle cui erano destinati”.

Perché dunque Mimmo Lucano è stato arrestato? Per due accuse: perché avrebbe affidato la raccolta rifiuti a due cooperative sociali (Ecoriace e Aquilone) non iscritte all’albo regionale delle cooperative sociali; perché avrebbe tentato di aggirare le rigide norme sull’immigrazione clandestina agevolando matrimoni di comodo fra cittadini italiani e stranieri.

Ci sembra che l’impegno profuso per “inchiodare” Mimmo Lucano sia degno di miglior causa: Ecoriace ed Aquilone sono due cooperative composte per circa la metà da migranti e rifugiati (e per l’altra metà da Riacesi!), che si occupano della raccolta differenziata a Riace anche con l’ausilio dei famosi asinelli, necessari a raggiungere anche le abitazioni che si trovano nei vicoli più stretti. Ecoriace e Aquilone hanno provato ad ottenere l’iscrizione all’albo regionale delle Cooperative Sociali di tipo B, quelle che occupano soggetti svantaggiati, ma se la sono vista negare perché “i rifugiati non rientrano fra le categorie svantaggiate previste dalla Legge”. La Legge in questione è la n. 381 del 8 novembre 1991, e risale dunque ad un’epoca in cui il fenomeno migratorio non presentava le criticità odierne, in cui i conflitti, le persecuzioni religiose, le pulizie etniche, lo sfruttamento sistematico dei disperati in cerca di salvezza non toccava le nostre coste come è avvenuto in tempi più recenti. Mimmo Lucano ha istituito un albo comunale in cui anche i rifugiati vengono riconosciuti come persone svantaggiate ed alle cooperative da loro formate ha affidato la raccolta rifiuti. Ha infranto la Legge penale? Forse: lo stabilirà la Magistratura all’esito del processo. Ma ci si lasci dire che, dal punto di vista politico, il Sindaco di Riace merita tutto il nostro apprezzamento per un atto di pubblica disobbedienza civile che evidenzia le criticità di una normativa obsoleta, lacunosa e dunque profondamente ingiusta, poiché non tiene conto dei casi di esclusione sociale manifestatisi nell’ultimo trentennio.

Ancor più surreale la vicenda del “matrimoni di comodo”, etichettati come “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”: per intenderci, questo è il reato che normalmente si contesta agli scafisti. Ma Mimmo Lucano è accusato di condotte che appaiono esattamente opposte a quelle degli scafisti: questi ultimi introducono migranti nel territorio italiano al fine di sfruttarli, arricchirsi, indurli alla prostituzione; Mimmo Lucano si sarebbe reso disponibile a celebrare i matrimoni per evitare che i migranti (e soprattutto LE MIGRANTI) fossero sfruttate o costrette a prostituirsi, o per consentire ricongiungimenti familiari altrimenti impossibili con le vigenti norme super restrittive.

Anche in questo caso Mimmo Lucano ha infranto la Legge penale? Forse: lo stabilirà la Magistratura all’esito del processo. Ma anche in questo caso egli merita il nostro encomio per un atto di disobbedienza civile che ha privilegiato la solidarietà e l’umanità ai rigori di una disciplina insensata e razzista, che sembra pensata per istigare l’irregolarità e non l’integrazione.

Per questo non possiamo esimerci dal manifestare la più profonda solidarietà umana e politica a Mimmo Lucano e a tutta la Comunità Riacese, che ha sinora sostenuto e incoraggiato il suo Sindaco in iniziative che hanno fatto letteralmente rinascere quella comunità, sia dal punto di vista sociale che da quello economico. Confidiamo quindi che la misura cautelare sia prontamente revocata. Affinché non si continui a strumentalizzare questa vicenda per affossare un modello di accoglienza e integrazione che funziona ed è considerato un esempio da seguire in tutto il mondo. Poiché, se così non fosse, allora dovremmo seriamente porci il problema di cancellare le onorificenze tributate ai “Giusti tra le nazioni”, ossia quanti durante la Shoah infransero le leggi razziali italiane e il codice penale, falsificando il possibile per evitare il martirio degli ebrei. Non si vuole qui certo paragonare l’attuale sistema politico con il regime fascista, però non si può nascondere che la storia d’Italia è ricca di esperienze di illegalità formale celebrate come esempi di altissimo impegno civile per l’importanza dei valori salvaguardati.

Come Giorgio Perlasca, che contribuì a salvare centinaia di ebrei a Budapest spacciandosi per un diplomatico spagnolo e redigendo falsi visti.

Come Angelo De Fiore, responsabile dell’Ufficio stranieri della questura di Roma, che salvò la vita di centinaia di ebrei falsificandone i nomi, regolarizzandoli come profughi non ebrei e persino prelevandoli dalle prigioni col pretesto di falsi trasferimenti per poi liberarli.

Come Mario Canessa (agente di pubblica sicurezza), Salvatore Corrias (militare della Guardia di Finanza), Pellegrino Riccardi (pretore a Fornovo di Taro), Giacomo Bassi (segretario comunale), Isacco Milesi (podestà di Roncobello), Calogero Marrone (capo dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Varese), Elio Gallina (notaio, con la complicità del podestà di Treviso) che emettendo falsi documenti di identità e falsi visti di transito riuscirono a sottrarre ai campi di concentramento migliaia di ebrei e centinaia di perseguitati politici.

Come Carlo Angela, medico e antifascista piemontese (padre di Piero Angela e nonno di Alberto Angela), che nascose nella sua clinica decine di ebrei e antifascisti, facendoli passare per malati.

Come il ciclista Gino Bartali che all’interno della sua bicicletta trasportò migliaia di documenti falsi per aiutare gli ebrei ad avere una nuova identità.

Tutti loro hanno ottenuto dalla Repubblica italiana la medaglia d’oro al merito civile o al valor civile. L’hanno ottenuta perché hanno mantenuto fermo il loro sguardo sui valori di umanità e solidarietà, la cui portata universale non può essere offuscata da leggi profondamente ingiuste.

Così è stato per Lucano: di fronte alla insensatezza di una legge ingiusta e razzista, ha messo in gioco tutto se stesso, ha puntato sulla vita e sulla fratellanza tra esseri umani. Abbiamo odiato quelli che hanno respinto ed emarginato gli italiani emigrati all’estero o al Nord. Abbiamo sofferto l’etichetta di “terroni” e abbiamo subito le incitazioni leghiste all’Etna e al Vesuvio. Non mettiamoci in condizione di essere odiati noi stessi.

Ora tocca a noi decidere da che parte stare e quale Italia vogliamo: se privilegeremo “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, allora quelle leggi ingiuste devono essere modificate e Mimmo Lucano deve essere liberato.

Se invece si preferisce vivere in uno stato in cui si privilegia la legalità formale sui valori umani, allora si confermino gli arresti a Lucano, ma per coerenza si revochino le medaglie d’oro ai “Giusti tra le nazioni” e magari li si condanni post mortem come falsificatori.

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