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“Perdizione”, eco arrivata all’oggi. Gianmarco Cilento nella scia di Bela Tarr

di Gianmarco Cilento

Il regista Bela Tarr, uno dei più affermati cineasti ungheresi degli ultimi vent’anni, dopo la presentazione al Festival di Berlino del suo film “Il cavallo di Torino”(A torinói ló, 2011), annunciò di voler abbandonare la carriera di regista per dedicarsi ad altri progetti, tra cui l’insegnamento di cinema alla Sarajevo Film Academy, che ha appunto svolto tra il 2012 e il 2016 per poi abbandonarlo in seguito ad alcuni contrasti con l’accademia stessa (legati agli eccessivi costi della stessa per gli studenti, e non approvati dal regista).

La prima foto ufficiale del documentario

Invece, a distanza di otto anni da quell’ultimo film, forse per nostalgia, o per necessità di dire qualcosa di nuovo, Tarr ha da poco annunciato il suo ritorno sul grande schermo. Proprio ieri il Festival di Vienna ha comunicato della proiezione del suo nuovo film, dal titolo “Missing People” (Persone invisibili).Dalle prime notizie pervenute, dovrebbe trattarsi di un documentario sugli emarginati che circondano le strade di Vienna. Un’opera quindi sempre in linea con la sua poetica filmica di grande influenza esistenzialista e nichilista. La sinossi ufficiale del film recita appunto:

“Vienna è la città con la più alta qualità di vita nel mondo – cosa confermata ancora una volta nel 2018. Ma la facciata immacolata della città fatta di splendore dagli Asburgo, dalle torte sacher e dai cavalli bianchi di neve lipizzani è solo una parte di tutta Vienna. Molti abitanti non rientrano in questo quadro e sono nascosti alla vista a causa della povertà e delle gerarchie sociali. Invece “Missing people” di Bela Tarr rende nuovamente visibile tutto questo […]
Usando solo poche riprese, il film mostra queste “persone invisibili” nel tipo di luogo al quale normalmente non avrebbero accesso.

Bela Tarr dietro la macchina da presa

Come si evince da questa descrizione quindi una nuova parabola di emarginazione, alienazione, forse simile allo sconvolgente e angoscioso documentario “Ladoni” (Palmi delle mani) diretto dal moldavo Artur Aristakisjan, e più in generale a quell’estetica delle macerie e dal sapore nichilista di Friedrich Nietzsche e Jean-Paul Sartre, che ha fortemente caratterizzato i più apprezzati lavori di Bela Tarr quali “Perdizione”(Kárhozat,1988), il monumentale “Sátántangó”(id, 1994), “Le armonie di Werckmeister” (Werckmeister harmóniák, 2000) e “L’uomo di Londra”(A londoni férfi, 2007). Storie di emarginazione e di anti-eroi nell’Ungheria post-comunista tarati e ingabbiati in un cinismo provinciale e in una dimensione rurale degradata dagli effetti più crudi e improduttivi dello stato socialista. Film di grande innovazione tecnica e stilistica, grazie all’utilizzo del bianco e nero e dei lunghi piani-sequenza (i suoi ultimi lavori erano infatti composti di sole trenta inquadrature). Pellicole quindi spesso di “nicchia”, conosciute in Italia tra gli appassionati di cinema grazie alle messe in onda notturne su Rai Tre all’interno del programma “Fuori Orario. Cose (mai) viste” del grande critico Enrico Ghezzi, ma mai distribuite in sala nella nostra penisola.

Locandina del film “L’uomo di Londra” (2007)

Non resta che attendere quindi ulteriori notizie, ed eventualmente ulteriori informazioni sulla pellicola stessa (ancora non è stata comunicata né la durata, né altri componenti del cast tecnico), prima della première del documentario che si terrà appunto il 15 giugno 2019 al Festwochen nella capitale austriaca. Inoltre chi si presenterà alla suddetta proiezione con in mano un numero di Augustin, famoso settimanale di strada viennese, entrerà gratis. Un divertente elemento autoreferenziale, esattamente in linea con la tematica del film, che ci fa capire ancora una volta il grande impegno civile e senso umanitario di Bela Tarr…

Immagine del film “Perdizione” (1988)

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